Da domani uscirà al cinema Thor: Love and Thunder di Taika Waititi, del quale vi proponiamo la nostra recensione priva di spoiler.
Nella giornata di domani, 6 luglio 2022, uscirà nei cinema italiani Thor: Love and Thunder, il quarto capitolo dedicato alle avventure del Dio del Tuono interpretato da Chris Hemsworth che vede anche il ritorno di Natalie Portman nei panni di Jane Foster e dei Guardiani della Galassia. Grazie alla Disney e ad UCI Cinemas (grazie ai quali abbiamo partecipato al social Party), abbiamo avuto l’opportunità di visionare in anteprima il film, di cui vi proponiamo la nostra recensione rigorosamente senza spoiler di alcun tipo.
Quando si parlò per la prima volta di un quarto film sul Dio del Tuono diretto nuovamente da Taika Waititi nel lontano luglio 2019, molti fan del Marvel Cinematic Universe iniziarono a storcere il naso, timorosi che il regista neozelandese potesse confezionare un prodotto eccessivamente comico e a tratti demenziale, sulla falsa riga di Thor: Ragnarok. Nonostante la percezione generalmente negativa di una parte del pubblico, tuttavia, Taika Waititi ha reinventato totalmente il personaggio di Thor dando sfogo al talento comico di Chris Hemsworth e privilegiando l’improvvisazione e le atmosfere cosmiche, scanzonate e nonsense tipiche dei film della saga sui Guardiani della Galassia, abbandonando le atmosfere più cupe dei primi due film usciti nel 2011 e nel 2013.
Questo ha creato una scissione tra il pubblico: in Italia il film non è stato accolto nel migliore dei modi, mentre in America si è rivelato come uno dei cinecomics più apprezzati di sempre, al punto da essere il film Marvel preferito del leggendario Quentin Tarantino.
Forti di questo successo in patria (e di oltre 800 milioni al box office), i Marvel Studios hanno deciso di affidare anche la regia del quarto capitolo a Waititi, che in questa occasione ha curato anche la sceneggiatura.
Il rischio di ripetere gli “errori” di Thor: Ragnarok, di conseguenza, era molto alto. Eppure, inaspettatamente, a nostro avviso Thor: Love and Thunder è una ventata d’aria fresca, una pellicola estiva che riesce a intrattenere, ad emozionare, a divertire, a far riflettere e a sorprendere. In sostanza, è tutto ciò che un blockbuster supereroistico di questa portata dovrebbe saper fare.
Anche se si tratta di due film molto diversi a livello tonale, Thor: Love and Thunder riesce a bilanciare molto meglio l’umorismo e il dramma rispetto al suo predecessore trattando tematiche come il culto, la religione, la solitudine, l’amore individuale e universale ma mantenendo allo stesso tempo la vena comica tipica di Waititi, che viene considerato attualmente uno dei registi più talentuosi e promettenti del panorama Hollywoodiano.
Thor: Love and Thunder è un film sopra le righe, a tratti folle ed estremamente divertente come il suo predecessore, ma nonostante ciò regala momenti davvero intensi ed emotivi, che non vengono mai intaccati negativamente dall’umorismo. Una delle critiche rivolte a Ragnarok è proprio relativa alla gestione dei momenti più intensi, che puntualmente venivano smorzati da situazioni demenziali (un esempio su tutti: la distruzione di Asgard). In questo caso, Waititi – che ha scritto da zero Thor: Love and Thunder, mentre per Ragnarok ha diretto una sceneggiatura già esistente a firma di Erik Pearson, Craig Kyle, Christopher Yost – è riuscito a bilanciare al meglio le tonalità.
Il montaggio inevitabilmente ne risente in positivo, viene dato ampio spazio per delle sequenze più emotive e l’umorismo spesso e volentieri viene utilizzato dai protagonisti solo per nascondere il loro vero umore, che sia malinconico, triste o ricolmo di preoccupazione.
Inoltre, il film prende molto più sul serio i personaggi ed i loro poteri rispetto al suo predecessore, soprattutto per quanto riguarda Thor, mai così potente e sicuro di sé nell’Universo Cinematografico Marvel.
In merito al personaggio di Jane Foster preferiamo non rivelare troppo limitandoci a dire che, finalmente, ha una caratterizzazione e un ruolo convincente rispetto alla rappresentazione più “conservatrice” di Thor e Thor: The Dark World, dove il personaggio fungeva esclusivamente da interesse amoroso del protagonista.
Gorr il Macellatore di Dei brilla grazie ad un’ottima performance di Christian Bale e si consolida come l’ennesimo, interessante villain dell’Universo Cinematografico Marvel grazie alla sua emozionante storia (facendo sorgere anche alcuni dubbi morali), anche se qualche minuto in più di scene non avrebbe guastato.
La colonna sonora di Michael Giacchino, qui alla sua quinta collaborazione con i Marvel Studios dopo Doctor Strange (2016) e i film su Spider-Man di Tom Holland, si sposa bene con le sequenze action (in particolare quelle con protagonista Jane Foster) ma non riesce ad essere iconica quanto la colonna sonora non originale, composta invece da alcuni pezzi hard rock indimenticabili. Proprio come Thor: Ragnarok viene associato a Immigrant Song dei Led Zeppelin, Thor: Love and Thunder gioca sul significato dei brani dei Guns N’Roses come Paradise City e November Rain.
Degna di nota, in particolare, è la scelta da parte di Taika Waititi di Sweet Child O’Mine, brano che secondo alcune interpretazioni parlerebbe di un uomo innamorato di una ragazza notevolmente più giovane di lui che rivive con nostalgia l’amore fanciullesco. Lo stesso regista ha spiegato di aver speso il più possibile per inserire determinate canzoni nel film per riprodurre un’estetica che richiamasse visivamente i furgoni colorati con le bombolette spray degli anni ’80 e le copertine degli album rock.
Rimanendo sull’aspetto tecnico, Thor: Love and Thunder è senza ombra di dubbio uno dei film più belli dell’Universo Cinematografico Marvel a livello prettamente visivo.
Ancor più del suo predecessore, Love and Thunder si affida alle sapienti mani di Waititi che, tramite delle immagini costruite ad arte e delle sequenze visivamente spettacolari, riesce a trasportare lo spettatore in un mondo fantastico e su mille pianeti distanti da quelli visti in passato nell’MCU. Una menzione speciale va fatta all’uso del colore, particolarmente esaltato tramite una color correction straordinariamente differente dal resto dell’MCU, che proprio come in Doctor Strange nel Multiverso della Follia valorizza location e costumi per creare una palette molto più vivida e accesa grazie al quale il film non risulta mai “spento” a livello cromatico come invece accade per altre pellicole del MCU.
L’utilizzo della rivoluzionaria tecnologia Stagecraft, sempre più presente nei progetti Disney (basti pensare a The Mandalorian e a Percy Jackson) conferisce autenticità ad ogni scena, immergendo i protagonisti in ambienti spettacolari e molto più realistici rispetto al passato, come ad esempio la spettacolare Omnipotence City.
In merito alla durata del film, ossia di 1 ora e 58 minuti, occorre fare delle considerazioni: in alcuni momenti può risultare leggermente frettoloso in quanto le reunion tra alcuni personaggi non sono minimamente approfondite e necessitavano di qualche minuto in più per permettere allo spettatore di metabolizzare meglio il ritorno di figure legate al Dio del Tuono.
La necessità di concentrarsi sulla trama e sul viaggio personale dei due Thor, inoltre, si traduce in una mancata esplorazione di alcuni comprimari che meritavano dal nostro punto di vista un’attenzione maggiore nel montaggio definitivo. È anche vero, d’altra parte, che la durata di 118 minuti conferisce al film un ritmo assolutamente scorrevole e calzante dando il giusto spazio sia alle scene più profonde e riflessive sia a quelle d’azione e romantiche, senza mai proporre delle sequenze noiose o eccessivamente lente (uno dei difetti di Thor: Ragnarok per molti spettatori).
In conclusione, Thor: Love and Thunder è un film molto più equilibrato rispetto a Thor: Ragnarok che, nonostante un minutaggio che non sempre riesce a dare spazio ai personaggi secondari, valorizza il lato puramente visivo e la regia di Taika Waititi, riuscendo a coinvolgere a livello emotivo lo spettatore con il viaggio di entrambe le versioni del Dio del Tuono e le riflessioni sull’amore.