Recensione senza spoiler del nuovo capitolo su Carol Danvers, affiancata questa volta da Monica Rambeau e Kamala Khan.
È un periodo pieno di incertezze e timori quello che sta vivendo l’MCU: tanti cambiamenti sono in corso, conseguenza di numerose complicazioni: la discutibile gestione di Bob Chapek (ex CEO della Disney), il Covid-19 che ha mutato il calendario e obbligato numerose riscritture, oltre ad un errato approccio al mondo delle serie televisive che ha inevitabilmente peggiorato le cose.
Tutti avvenimenti che hanno influenzato il successo dell’universo condiviso costruito dai Marvel Studios in questi ultimi anni, tra una qualità definita spesso altalenante e una sensazione dalla parte del pubblico di stanchezza e di forte disconnessione tra i numerosi progetti.
Quindi, in tutto questo, come si pone The Marvels, il terzo film Marvel di questo 2023 e della Fase 5? A nostro dire, questo nuovo tassello della Saga del Multiverso si può riassumere in tre parole ben precise: divertente, assurdo ma anche frettoloso.
Partiamo dall punto negativo: perchè frettoloso?
Beh, il secondo capitolo sulle avventure di Carol Danvers/Captain Marvel, sempre interpretata dalla talentuosa Brie Larson, parte da un premessa ben precisa: portare la supereroina dai poteri fotonici a fare squadra con la sua “nipote acquisita” Monica Rambeau (Teyonah Parris) e la sua fan numero uno, la sempre solare ed elettrizzata Kamala Khan/Ms. Marvel (Iman Vellani). Di base, ci troviamo di fronte al primo vero team-up dell’MCU dai tempi di Avengers: Endgame, il che si traduce nel prendere l’eredità narrativa del primo Captain Marvel, di WandaVision e Ms. Marvel (con quest’ultimo direttamente connesso) e farle confluire in un’unica narrazione, mentre riportiamo che il disastroso Secret Invasion risulta abbastanza ignorato, se non per un elemento di trama nella prima parte della storia.
Con un minutaggio totale di 1 ora e 45 minuti (il più corto dell’intero MCU), il film non perde tempo e ci pone nel bel mezzo degli eventi, introducendoci la minaccia dei Kree guidati dalla loro nuova leader, Dar-Benn (Zawe Ashton), la quale recupera il bracciale gemello a quello in possesso di Kamala, di cui si era accennato proprio nella sua serie di debutto, e lo utilizza per modificare i Punti di Salto intergalattici (introdotti nel secondo film sui Guardiani della Galassia).
Questo porta le tre eroine a rimanere intrecciate tra di loro per via dei loro poteri, basati in modo differente sulla luce.
La scala degli eventi è forse troppo grande per limitarla al minutaggio conferito al film, rendendo numerosi passaggi molto frettolosi e banali nella risoluzione, non permettendo un pieno approfondimento dei personaggi coinvolti, mentre nuovi elementi vengono introdotti di volta in volta.
A pagarne le conseguenze è prima di tutto la villain Dar-Benn, che risulta molto monocorde e dimenticabile (anche se mossa da motivazioni comprensibili) nonostante la buona interpretazione di Zawe Ashton, che dona una certa dose di cattiveria, incarnando in pieno la mentalità arrogante ed autoproclamata dei Kree. Anche altri personaggi subiscono questo destino, come il Nick Fury di Samuel L. Jackson, relegato ad un ruolo più secondario, per quanto comunque utile, come direttore della base spaziale SABER, oppure il Principe Yan del pianeta Aladna, di base una semplice comparsa che serve ad arricchire il background di Carol nei suoi trent’anni dopo gli eventi del primo capitolo (che vengono soltanto menzionati).
Passiamo poi al secondo punto: perché divertente?
Perché il film prende a piene mani la sua natura di action-comedy, portando ad un umorismo nella buona parte dei casi ben dosato, ponendo il suo cuore nel rapporto tra queste tre protagoniste, formando una sorellanza inizialmente non voluta, ma che si solidifica con una naturale chimica tra le tre Marvels (come le chiama apertamente Kamala), le quali traggono ognuna forza dall’altra e crescono.
La prima a giovarne è proprio Carol Danvers, la (quasi) invincibile protettrice del cosmo tanto criticata da numerosi fan, che permette finalmente a Brie Larson di mostrarne il lato più carismatico, dolce e per certi versi imbarazzato che la caratterizzano nei fumetti, potendosi togliere quella corazza da guerriera che il primo capitolo e Endgame le avevano dato, mostrandoci una protagonista che può compiere errori, lasciandosi guidare dal senso di colpa e di responsabilità.
La Monica Rambeau di Teyonah Parris torna dopo WandVision con la sua incontrollabile passione per la scienza, sempre pronta a condividere le sue conoscienze mentre cerca di essere più professionale possibile (non vuole alcun nome da battaglia) e accrescere le sue abilità da supereroina. Al tempo stesso, deve anche affrontare il suo difficile rapporto con la “zia” Carol data la sua assenza dagli anni 90 ad oggi.
A rubare la scena come sempre è Kamala Khan, ormai un tutt’uno con la giovane Iman Vellani, che viene messa di fronte a ciò che signfica essere veramente un eroe e alla dura realtà di certe scelte che vanno fatte per il bene superiore.
A ciò si aggiungono numerose situazioni create dal resto della Famiglia Khan, che come nella serie solista su Kamala, mostrano la naturale ironia di un’ordinaria famiglia del New Jersey messa in situazioni assurde, ma anche ad alcuni simpatici membri della stessa SABER che fanno da contorno a un Nick Fury per la prima volta meno serioso e più rilassato del solito.
E proprio grazie al secondo punto possiamo passare al terzo, poiché profondamente legati: perché The Marvels è un film assurdo?
Perché forte della capace regia di Nia DaCosta e del suo amore per i fumetti, The Marvels traspone il lato più assurdo di ciò che c’è sulla carta, arricchendo le dinamiche di questa avventura spaziale.
Le scene d’azione risultano frenetiche e ben coreografate, soprattutto quando le protagoniste si scambiano di postro utilizzando i poteri, senza mai risultare una dinamica confusionaria o ripetitiva, e permettendo alle tre di lottare da vere supereroine. Quando arriviamo sul pianeta Aladna (ben notabile la costa dell’Isola di Tropea), in cui tutti comunicano per mezzo del canto, il film prende una piega da vero e proprio musical senza farlo percepire esagerato e fastidioso, dedicando solo un limitato numero di scene a questo bizzarro quanto ben intonato mondo alieno.
Una delle sequenze più assurde, ma anche rilevanti per la trama, è però dedicata alla fidata gatta aliena di Carol, la flerken Goose, e ai suoi adorabili Flerkitten, in una scena che potrebbe tranquillamente essere stata presa da un film dei Guardiani della Galassia.
Superati questi tre punti principali che secondo noi caratterizzano The Marvels, possiamo riportare che la CGI risulta spesso valida (ma non mancano delle brutte inquadrature e dei modelli digitali non completi), regalando anche alcuni momenti molto suggestivi nelle scene ambientati nello spazio
Soprattutto, questo secondo capitolo su Captain Marvel riporta finalmente al centro il senso di interconnessione del Marvel Cinematic Universe, ricollegandosi ai progetti precedenti in modo organico (invece della discutibile scelta fatta con Wanda in Doctor Strange: Nel Multiverso della Follia), presentando anche cameo interessanti ed elementi che sono anticipatori del futuro dell’Universo Cinematografico Marvel.