Dopo il successo di The Batman (2022), che ha incassato oltre $770 milioni nel mondo conquistando critica e pubblico, il regista Matt Reeves ha iniziato a sviluppare il sequel (attualmente previsto per ottobre 2026), promettendo che ci sono piani per una trilogia oltre a diversi spin-off come l’imminente serie The Penguin (che debutterà il 20 settembre su Sky).
Nel corso di una nuova intervista, il regista Matt Reeves ha discusso di un personaggio che sarà inevitabilmente tra gli antagonisti chiave di questa saga: Joker, interpretato da Barry Keoghan.
Îl personaggio ha fatto il suo debutto in The Batman ed in una lunga scena tagliata dal film, dove si confronta con il Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson.
A riguardo, Reeves ha descritto le sue origini, dichiarando:
La sua visione del mondo è forgiata dal fatto che è sfigurato sin dalla nascita, è uno scherzo crudele che gli ha fatto la vita. La sua filosofia e la sua risata patologica nascono proprio dallo scherzo che gli ha fatto la vita sin da quando è nato. Lui vede così il mondo. Abbiamo provato a trattare gli stessi temi che definiscono Joker, ma da un altro punto di vista.
Già nel 2022, Matt Reeves ha stuzzicato su questa versione del Clown principe del crimine, accennando proprio all sue origini:
Joker non è ancora Joker.
Lo abbiamo introdotto in un modo ricco di suspense. Abbiamo voluto creare una versione di lui totalmente diversa, tornando alle origini. Quindi, è decisamente ispirato a L’Uomo Che Ride, il film muto [del 1928] con protagonista Conrad Veidt.
Come alcuni di voi sapranno, per creare il personaggio di Joker, Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson si sono ispirati proprio al protagonista del film L’Uomo Che Ride ed al suo iconico e grottesco sorriso.
Successivamente Matt Reeves ha spiegato che questa versione di Joker soffre di una “malattia congenita per la quale non smette mai di ridere“, allontanandosi quindi dalla versione di Heath Ledger ed avvicinandosi più a quella di Joaquin Phoenix:
Lui soffre di una malattia congenita, è come il Fantasma dell’Opera, non può smettere di sorridere…ma non è come in The Elephant Man, dove tutto il suo aspetto esteriore grottesco nascondeva la bellezza interiore. In questo caso, invece, la sua malattia alimenta una sua visione estremamente nichilista del mondo, generando in lui una comprensione insidiosa della natura umana. Da qui nasce la psicologia dietro questo personaggio.