Grant Morrison, leggendaria penna dietro alcune tra le più amate storie nell’ambito fumettistico, si esprime sull’idea di rendere Superman un villain.
Per gli appassionati di fumetto, Grant Morrison è un nome sinonimo di “leggenda vivente”, al pari dei vari Frank Miller ed Alan Moore. La lista delle sue opere acclamate da pubblico e critica è lunghissima, e vanta nomi del calibro di Animal Man, The Invisibles, ma anche un ciclo di Batman che ha ridefinito il personaggio partendo dal 2007 e concludendosi nel 2013, arrivando a due titoli in particolare che faranno da cornice a ciò di cui parleremo oggi: All Star Superman e Authority.
La prima è vista da molti come la storia definitiva su Superman, raccontando gli ultimi giorni dell’eroe sulla terra, tra fatiche degne dei miti Greci, e piccoli ma importanti atti di gentilezza, mentre la seconda è una serie creata originariamente da Warren Ellis e Bryan Hitch per la casa editrice Wildstorm Comics (poi assorbita da DC Comics), che vede come protagonisti un gruppo di supereroi dalla morale abbastanza grigia, in un mondo cupo, violento e anche abbastanza grafico, su cui Morrison ha lavorato in diverse occasioni, e per il quale ha dimostrato grande passione.
Morrison ha però la possibilità di tornare su entrambi i mondi, sulla testata Superman and the Authority annunciata da DC seguendo l’evento Future State, sul quale gli è stata fatta un’intervista, rilasciando le seguenti dichiarazioni:
Grant, non stai semplicemente tornando a lavorare su Superman, ma anche sul mondo di Authority, un mondo che hai aiutato a ridefinire completamente. Come ci si sente a tornare su Authority ed i suoi personaggi, con Superman al centro?
È questo il fatto, non è tanto sui personaggi di Authority, quanto sul concetto di Authority, e cosa significava per un mondo alla fine del ventesimo secolo, dove i potenti non erano i nostri nemici, ma erano dalla nostra parte, e quanto sia tragico e pungente da sentire ai giorni nostri. Ma l’idea che i buoni fossero dalla nostra parte, è più riguardante quello, e non ci sono molti altri personaggi, tranne per Apollo e Midnighter, che appaiono. Ciò che ho voluto fare, è stato prendere i personaggi dal passato della DC che sarebbero stato adatti al ruolo di Authority. Engineer diventa Natasha Irons, la nipote di Steel, ed invece del mistico Doctor, c’è Incantatrice, la strega della DC, e così via. Volevo far sii che questi ruoli venissero coperti, facendolo senza usare gli stessi personaggi. E portare anche Superman nella storia ha cambiato tutto, perché quando me ne hanno parlato mi hanno detto “Vogliamo che Superman diventi un Autoritario”, e a me non piace l’idea che Superman possa diventare una figura dittatoriale, o che possa vedere i suoi cari morire e non riesca ad affrontare la cosa, come facciamo tutti. Ciò che ho voluto fare è stato creare un Superman più vecchio, che ha fatto delle scelte differenti, tra cui qualcosa che sembra figlio dell’Autoritarismo, ma in realtà è qualcosa di molto più grande e molto più fantascientifico.
Hai fatto iniziare questa storia negli anni sessanta, vicino alla fine dell’amministrazione Kennedy. Portare Superman Superman in quella situazione, è stato un po’ come renderlo la personificazione della Nuova Frontiera?
Beh, parlando del Superman della Golden Age, quello era davvero un uomo del popolo, combatteva contro chiunque attaccasse le persone più vulnerabili. Poi è arrivato il Superman degli anni sessante, che è chiaramente parte di quella strana epoca spaziale, utopistica e fantascientifica che l’America ha avuto negli anni sessanta. Per me Kennedy l’ha rappresentato, da uomo normale con vari problemi, ma nonostante ciò ha praticamente rappresentato la Nuova Frontiera e l’America del domani. Ed avere Superman che rappresentava quella cosa, e poi chiederci “Dov’è andato? Che cosa è successo? Perché non ha funzionato?”, è la base filosofica della serie.
Manchester Black è un personaggio importante nella serie. Cosa l’ha reso il perfetto contraltare per Superman, durante l’invecchiamento dell’Uomo d’Acciaio?
Diciamo che è un momento della vita di Superman molto riflessivo, in cui guarda al passato e si chiede se abbia funzionato. Quell’immagine sgargiante, il combattimento con Doomsday, i vari eventi Crisi. Ci siamo fatti distrarre da quelle cose da supereroi, senza occuparci dei problemi con cui avremmo dovuto cominciare e che avremmo dovuto risolvere? Ed è qui che arriva Manchester Black, e nella sua prima apparizione in “Cosa c’è di sbagliato nella Verità, nella Giustizia e nell’American Way?” di Joe Kelly e Doug Mahnke, Manchester è un punk opposite, è Johnny Rotten, mentre Superman è Elvis. Ed ho voluto riportare quella dinamica, con Manchester Black come la voce interrogativa, arrabbiata e cinica, che chiede “Sai perché non ha funzionato? Parli tanto dei tuoi sani principi, ma non li segui!”. Avere questi due personaggi crea un grande conflitto, come quei meravigliosi buddy movie dove i protagonisti sono agli antipodi. Manchester prova costantemente ad attaccare Superman, ma alla fine, Superman è semplicemente una brava persona, e sta provando a fare del suo meglio, certe volte fallisce e non capisce cosa le persone pensino. Questi due si scontrano spesso, ed è un po’ come se Superman cercasse di convincere Manchester Black, per poi cercare di convincere anche gli altri, ed è la base emotiva della storia.
Questa è stata la tua prima collaborazione con Mikel Janín. Com’è stato?
È davvero magnifico! Lui è stato fantastico e non ci ho mai lavorato in passato. Fa parte di queste nuove generazioni di artisti con cui non ho mai lavorato, ed è davvero grandioso come riesca a far capire la scala di questi eventi e a focalizzarsi sulle emozioni. Penso che il modo in cui disegna Manchester Black sia il suo punto più alto. Nella sua prima apparizione, era un po’ più olivastro, e quello che Mikel ha fatto è stato renderlo un po’ più simile a Johnny Rotten, con il suo linguaggio del corpo e quelle movenze più ragnesche, e secondo me funziona davvero; è una grande caratterizzazione. Penso che Manchester sarà uno dei personaggi preferiti.
Questo fumetto sta uscendo in un momento in cui ci sono stati molti Superman Autoritari o comunque analoghi a Superman. Che cosa ne pensi di questa moda di sovvertire il personaggio di Superman rendendolo più sinistro?
È qualcosa su cui ho pensato, e sono arrivato alla conclusione che viene probabilmente dal fatto che le strutture patriarcali sono state oppressive con noi, e Superman può facilmente essere trasformato in una rappresentazione di ciò. Il suo aspetto da padre che ci protegge, può essere trasformato in una figura Autoritaria, ma credo che sia un errore. Trovo ridicola l’idea che Superman possa reagire alla morte di Lois Lane diventando un tiranno, mia madre e mio padre sono morti, ed io non sono diventato un tiranno. Se io posso sopportarlo, può farlo anche Superman. Ma penso che da un certo punto di vista, se è così potente, non potrebbe cambiare le cose? Ed è quello che stiamo cercando di analizzare, partendo dall’idea di un uomo molto buono, che vuole fare fare del suo meglio per noi, ma in fondo non è un umano. Non vuole distruggerci, ma è arrivato al punto in cui forse dovrebbe farlo, forse ne abbiamo bisogno. È più spaventoso di un Superman-figura paterna Autoritario e con la vista calorifica, è più la prospettiva di un alieno che dice “Ne ho avuto abbastanza di voi. Avete incasinato le cose per troppo tempo, e finirete per farvi del male se non faccio qualcosa al riguardo”.
In quanto persona che ha scritto una lettera d’amore al Superman della Silver Age con All-Star Superman, ed ha scritto sul personaggio in titoli come JLA, è stato difficile scrivere Superman e la sua storia nel mondo di Authority?
No, è stato come riprendere la stessa prospettiva che ho avuto su All Star. Lì raccontavo la fine della vita di Superman, e questa è una versione un tantino differente, che si connette di più a ciò che ho fatto con Action Comics, con quel Superman un po’ più radicale. Ed è sempre facile entrare in quella mentalità, lui è davvero meraviglioso [ride] Devi semplicemente pensare a qualcuno che a cui importa davvero, come un padre che ci ama e morirebbe per noi, ma non lo comprendiamo. Preferisco fare così, invece di addossargli tutti i nostri problemi, perché non credo che sia come noi. È ciò che trovo grandioso e tragico riguardo Superman, e voglio ritornare in quell’ambito, è ciò che mi interessa del personaggio. Come si fa a comprendere il concetto dell’Onniscenza, con lui che vede attraverso tutto con la sua vista a raggi X, ed in più è un Autoritario? Come scappi da una cosa del genere? Questo è molto più grande, è come quando tuo padre ti viene a prendere, dopo aver passato una notte da ubriaco. E se avessimo davvero commesso degli errori, e lui fosse la persona a dire “State davvero incasinando le cose, quindi dovrò intervenire io”.
Come potrebbe comportarsi Superman con personaggi come Midnighter e Apollo?
È fantastico, adoro le loro dinamiche! Il modo in cui stiamo lavorando su Midnighter e Apollo, è un po’ in stile Pet Shop Boys, sono una coppia sposata, stanno facendo ciò che fanno da un po’, e ne sono stufi. Ciò che ho pensato è che Apollo adori Superman, è il suo idolo, ha basato la sua intera carriera su di lui. E Midnighter pensa “Questo tipo non mi ha mai detto di essere un così grande fanboy”. E Apollo inizia a pensare che a Midnighter piaccia Superman più di quanto ami lui. [ride] Ci sono queste dinamiche alla soap opera, è molto divertente lavorare in questo modo su questi personaggi.
Tutto questo succede mentre avviene un grande cambiamento nelle serie fumettistiche su Superman. Questa storia ne fa parte, o è una cosa a sé?
È cominciata come una cosa a sé, ma l’abbiamo integrata, e ne ho parlato con Phillip Kennedy Johnson, che sta lavorando su Superman, e mi piace molto quel tipo, è molto intelligente ed ha delle grandi idee per Superman. Ciò che ho fatto è stato di incastonare la vicenda in modo che si colleghi, è abbastanza importante. Se non lo leggerete, probabilmente morirete! [ride] Sto cercando di collegarlo con ciò che succederà con Superman, e con suo figlio Jon Kent.
Un’intervista assolutamente interessante, che propone molte idee e lascia pensare. C’è ovviamente da riflettere sul fatto che i concetti che sembrano più estremi su Superman, potrebbero rivelarsi parte di un colpo di scena, in quanto come detto da Morrison, l’eroe farà “qualcosa che sembra figlio dell’Autoritarismo, ma in realtà è qualcosa di molto più grande e molto più fantascientifico“, portandoci a pensare che la svolta Autoritaria dell’Uomo d’Acciaio, attaccata poco prima da Morrison in persona, passa rivelarsi parte di un progetto che ci comprenderemo più avanti, magari nemmeno così sinistro come pare. Il che non sarebbe una novità, già in passato su lidi come il podcast Fatman on Batman di Kevin Smith, Morrison aveva comprensibilmente parlato degli, allora in arrivo, numeri conclusivi sua serie su Batman, dando toni particolarmente drammatici e parlando degli eventi come una vera e propria fine per le avventure del Cavaliere Oscuro, così da spingere a comprare l’albo, nonostante l’incredibile rivalsa nel finale. Che queste dichiarazioni (ed in un certo senso “contraddizioni”) siano quindi una strategia di vendita, e che questa serie si vada a concludere come il suo ciclo di Batman Incorporated, dove finì la storia riponendo i metaforici giocattoli al loro posto e ristabilendo lo status quo, lasciando spazio ai futuri autori per lavorare sulla base del personaggio, senza lasciar loro sbrogliare la matassa di una caratterizzazione lungi dalla forma classica del personaggio? Lo scopriremo solo leggendo Superman and the Authority, in uscita negli Stati Uniti il 20 Luglio.