Supereroismo: quando il confine tra realtà e finzione è nullo. Una riflessione sull’importanza di questi personaggi nel mondo reale.
Ancora con i supereroi? E cresci!
Sarà capitato a tutti voi, quando parliamo di supereroi, di essere sempre sminuiti e derisi, in molti ci guardano come per dire “30 anni e ancora con queste personaggi immaginari”, ma non è così, il discorso è molto più ampio. Questi personaggi per anni hanno ispirato le persone a migliorare, non fino ad indossare un costume (anche se qualcuno ci ha provato), ma più semplicemente ad abbracciare i valori che lo rendono tale: l’amore per la giustizia, la capacità di rialzarsi davanti ai fallimenti, il rifiuto della violenza gratuita, il ribellarsi verso l’ingiustizia e sopratutto il credere in un futuro migliore.
Ma analizziamo perché il concetto di supereroe si estende anche oltre alla cultura cinematografica o fumettistica, influenzando ognuno di noi e spingendoci ad essere migliori.
Che sia reale, finzione dei fumetti o dei film, il supereroismo è molto semplice e può essere racchiuso in questa definizione: una persona che si caratterizza per le sue abilità, ma anche per il suo coraggio e per i principi che lo elevano rispetto agli altri, prendendosi carico di proteggere il più debole.
Citando Mark Waid con Steve Rogers:
il forte protegge il debole, sempre
Che sia dotato di veri e propri super poteri (Thor, Captain America) o meno (Iron Man, Batman), l’eroe viene visto anche come un punto di riferimento per tutti gli altri, un esempio di virtù da cui ispirarsi.
Ovviamente, se vogliamo estendere il significato, l’eroe è anche una persona comune che lotta contro la società, spesso per cercare di sopravvivere, arrivando a mettere da parte i suoi sogni e tutto ciò in cui crede.
A volte per fare la cosa giusta bisogna mostrare carattere… E rinunciare a ciò che vogliamo di più, persino ai nostri sogni.
– Spider-Man 2
Persino un personaggio scanzonato e demenziale come Deadpool, se scritto in maniera profonda (oltre la parte più leggera) nella sua lotta contro la depressione può ispirare le persone, aiutandole ad affrontare i momenti più difficili con ironia. A riguardo, come non pensare alla storia in cui Wade Wilson impedisce ad una ragazza di suicidarsi provando a rincuorarla, portandola a teatro ed infine in ospedale, dove qualcuno sicuramente potrà aiutarla.
Ma il concetto di eroe con capacità superiori è sempre stato racchiuso in un fumetto fino al 1978, anno in cui il regista Richard Donner portò al cinema ad uno dei personaggi più iconici di sempre: Superman, interpretato da Christopher Reeve. Quello fu il primo grande passo verso una lunghissima serie di cinecomics che ci hanno mostrato su grande schermo gli eroi che solitamente trovavamo soltanto nei fumetti ed in qualche trasposizione animata. Da quel momento abbiamo assistito alla trilogia di Superman, ai lavori di Tim Burton con Batman, gli anni 2000 con gli X-Men e Spider-Man, la trilogia di Nolan e la nascita dell’Universo Cinematografico Marvel, vero e proprio punto di svolta del cinema dedicato ai supereroi che ancora oggi ha successo, coinvolge i fan ed incassa miliardi e miliardi di dollari.
Ovviamente non citiamo tutti i film in assoluto (la lista è veramente lunga), però il mondo ci ha donato tanta di quella scelta che spesso è difficile definire quale sia il miglior cinecomic in assoluto. Ma se ci pensate bene, ognuno di quei film racconta qualcosa che va al di là delle grandi imprese dell’uomo. Ognuno di quei film rappresenta una psicologia che è comune anche in noi, ai dubbi, le paure, i sacrifici, le scelte e una rappresentazione delle cultura dell’epoca in cui sono usciti.
Tanto tempo fa si faceva una considerazione: perchè le versioni dei Joker sono così diverse tra loro? Passando da una versione folle anarchico di Heath Ledger a quella più gangster di Jared Leto? La questione è certamente più complicata dalla classica risposta “scelta del regista”, perchè se ci pensate bene ogni versione cinematografica di Joker rappresenta un momento della civiltà umana dell’epoca. Heath Ledger ha dato sicuramente vita ad una delle massime espressioni di follia e anarchia grazie alla sua interpretazione di Joker in “Il Cavaliere Oscuro“. Ledger ha accentuato il concetto della follia della società di oggi, dell’essere umano e con una nemesi come Batman che cerca di spingersi oltre ogni limite per fermarla… e così è per il supereroe.
Alla fine degli anni Trenta, viene pubblicato negli Stati Uniti il primo fumetto di Batman. Ci troviamo alla fine del proibizionismo, dove l’America tenta di uscire dalla Grande Depressione, con una grande crisi economica, criminalità nelle periferie, violenza che si percuote sulla povera gente innocente. Un periodo che viene raccolto completamente in Batman, dove il povero orfano Bruce Wayne vede morire la sua famiglia per mano di un uomo spinto dalla fame e da una società che lo ha abbandonato. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’America usa come status simbolo di democrazie e uguaglianza Captain America, personaggio di grande senso di patriottismo e che verrà utilizzato come mezzo promozionale anche durante il conflitto in Vietnam. Se fate caso al nesso logico, ogni eroe rappresenta un periodo di forte crisi che vede coinvolta la stessa società.
Due lati della stessa medaglia.
La micro-storia individuale rispecchia la macro-storia. Ma avete mai pensato al motivo? Agire sotto un travestimento serve non solo a difendere la propria identità e proteggere magari le persone che si amano, ma a rappresentare un simbolo per la comunità. V per Vendetta è stato il grande esempio: non importa chi c’è sotto la maschera, conta l’ideale, perché sotto una maschera può esserci chiunque, spinto dal desiderio di costruire una società migliore.
Buoni o cattivi? A volte servono delle regole anche per loro?
Se pensiamo a questa grande battaglia tra “essere buoni” ed “essere cattivi”, mi viene in mente J.K. Simmons nei panni di J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle e grande nemico editoriale di Spiderman, che nei film di Sam Raimi passa il suo tempo a diffamare il povero Spidey, cercando di farlo passare per minaccia agli occhi dei lettori. Proprio come nella vita reale, le azioni di un eroe per quanto nobili siano spesso vengono fraintese e magari il loro modus operandi può sembrare sbagliato agli occhi delle persone. Un esempio? Fermare un camion con criminali dentro, magari causando danni collaterali che alla fine però porta alla cattura dei criminali, può essere visto da alcuni come un gesto eroico, mentre da altri pericoloso ed incosciente. Ma è la nostra natura, spesso ignoriamo le motivazioni di quel comportamento e lo cataloghiamo come “pericoloso”. Durante Man of Steel Superman affronta Zod e distrugge mezza Metropolis per salvare un intero pianeta. Sì, la gente lo ha ringraziato per quello che ha fatto, ma è stato anche processato per le sue azioni. E se un giorno quell’eroe cambia e ci conquista? O magari smette di difenderci dopo averlo attaccato continuamente ed etichettato con pregiudizi? Questa è una delle tematiche chiave di Batman v Superman, soprattutto nel primo atto del film.
E’ il 7 giugno 2002 quando esce in Italia Spider-Man di Raimi, dove l’Uomo Ragno deve combattere lo scetticismo di New York e dei suoi cittadini, non abituati ad un uomo che lancia ragnatele e va in giro per la città a sventare crimini senza alcun controllo da parte della polizia. Nonostante tutti gli attacchi e le critiche ricevute, alimentate soprattutto da J.J.J., Peter incarna pienamente il concetto dell’eroe, caricandosi tutti gli sfavori della città e continuando a combattere per loro.
Un altro grande esempio di questo dibattito lo troviamo con Captain America: Civil War: Siamo in mondo dove gli Avengers fermano i crimini ormai da anni, ma la situazione sfugge di mano, arrivando a causare incidenti letali – come quello che scaturisce gli eventi del film. Ad un certo punto si arriva a pensare che, esattamente come gli esseri normali, anche i Vendicatori necessitino di regole ben precise, forse anche gli eroi devono avere dei limiti, perché avere dei poteri non ti da il diritto di essere superiore alla legge. C’è una linea di confine che i supereroi rischiano di oltrepassare ogni giorno. E se Batman iniziasse ad uccidere i criminali? Possiamo noi imporre dei limiti a persone che forse vogliono solo aiutarci? Se un eroe fa esplodere un palazzo per salvare una città, chi siamo noi per dire di no, visto che scateniamo guerre in tutto il mondo per una motivazione che ormai nessuno conosce più?
In un mondo dove il massimo esponente dell’eroismo è cartaceo o cinematografico, c’è bisogno di un eroe in carne e ossa?
Nel 2006 Bryan Singer tenta di portare la sua visione di Superman grazie al film Superman – Return, film che non ha assolutamente convinto il pubblico. In una scena viene mostrata Lois Lane con il suo premio Pulizer grazie all’articolo “perchè il mondo non ha bisogno di un salvatore”, articolo criticato ovviamente da Clark. L’eroe ovviamente non può essere usato come mezzo di giustificazione per ogni cosa buona e cattiva, ma un vero esempio di virtù, di puro idealismo servirebbe per ricordarci di essere più umani. In un mondo sempre più dilaniato dalla criminalità, conflitti, forme di odio, c’è bisogno di un qualcuno che possa ricordarci che davanti agli occhi del Creatore siamo tutti uguali e anziché dividerci, dobbiamo unirci.
Un eroe, non uno che ci meritiamo ma uno di cui abbiamo bisogno. Non c’è frase più vera, pronunciata da Jim Gordon nel secondo film di Batman di Nolan. Essere fonte di ispirazione per le nuove generazioni, dimostrare al mondo che basta poco per essere degli eroi; il senso di grandezza può stimolare altri a cercare di emulare quei sani principi. Tony Stark, oggi, può insegnarci che è sempre tempo per redimersi dai propri errori ed essere migliori; Steve Rogers può insegnare che non bisogna mai arrendersi se si vuole raggiungere un obiettivo; Barry Allen può farti capire che anche quando tutto va storto non bisogna perdere speranza nel mondo e rimanere quindi positivi, perché qualcosa di buono arriva sempre.
I fumetti sono i mali di questo mondo?
Ma se una parte del mondo eleva questo tipo di letture e vi trova profondità e maturità, aprendo a dibattiti interessanti, ne troviamo un’altra che scredita la cultura fumettistica. I motivi? Beh in realtà non li abbiamo mai capiti. Da un po’ di tempo è tornata la polemica che il fumetto, così come i videogiochi, rappresentino motivo di violenza tra i giovani. Ma è veramente così? Ovviamente siamo fortemente contrari a queste dichiarazioni, perché ad oggi si è semplicemente alla ricerca di un capro espiatorio per giustificare quello ciò che avviene nella società. Dire “i fumetti istigano alla violenza perchè spingono i giovani a ripetere quello che leggono” è falso, sbagliato e sinonimo di una mentalità chiusa.
I fumetti e di conseguenza i cinecomic rappresentano una perfetta rappresentazione dell’essere umano, con i suoi difetti ed i suoi pregi, “supereroi con superproblemi”, persone capaci di compiere gesta impressionanti ed errori madornali, spesso dettati dal loro istinto e dal loro lato più umano.
Purtroppo chi non segue questo mondo ha imparato ad associare la parola fumetto a materiale per bambini, a personaggi in calzamaglia che si prendono a pugni per futili motivi. Possono piacere o meno, non sta certo a noi dirlo, ma questo non da il diritto a nessuno di “demolire” una cultura senza neanche sapere cosa rappresenta.
Se il mondo va in questo modo, se in America il tasso di violenza e di abuso dalle armi da fuoco ha raggiunto nuove vette, non possiamo scaricarla su una delle cose più leggere che ci sono oggi, non possiamo condannare un mondo quando i veri problemi derivano da altre questioni, magari più importanti. Ma a noi non interessa, noi amiamo entrare in fumetteria e leggere le storie di uomini e donne con poteri che ci insegnano a non arrenderci mai, ad affrontare sempre i problemi della vita con grande determinazione, imparare ad accettarci e a cercare di migliorare noi stessi. Perchè da un mondo immaginario, cerchiamo di essere supereroi anche noi nella vita reale!