Spider-Man, la storia completa del furto dei costumi dell’Uomo Ragno sul set del primo film diretto da Sam Raimi.
Il primo Spider-Man (2002) di Sam Raimi ha rappresentato una pellicola fondamentale per il successo dei cinecomics che, dopo l’uscita di X-Men (2000), esplose ancor più fragorosamente con il film con Tobey Maguire. Un retroscena legato alla produzione che nel tempo molti hanno dimenticato riguarda la scomparsa di alcuni costumi dell’Uomo Ragno dal set, un episodio che all’epoca fece particolarmente scalpore. In questo speciale abbiamo voluto ripercorrere la storia completa di questo furto, analizzando la cronologia degli eventi e le reazioni all’accaduto.
IL CRIMINE
Nella notte del 3 aprile 2001, durante le riprese del primo film di Sam Raimi, alcuni costumi di scena dell’Uomo Ragno scomparvero misteriosamente dal set costruito a Culver City, Los Angeles. Le riprese del film, tuttavia, non furono rinviate poiché il dipartimento addetto ai costumi aveva costruito numerose tute per Tobey Maguire e le sue controfigure. Una grossa parte del budget, infatti, venne stanziata per perfezionare il costume di Spider-Man e trasporre il più fedelmente possibile il look fumettistico del personaggio sullo schermo senza ripetere l’errore commesso con il primo film degli X-Men di Bryan Singer e cercando di renderlo credibile. Per questo motivo, Sony testò svariati costumi di scena, passando da diversi pattern di ragnatela, di toni di blu e di lenti, che furono concepite molto più grandi rispetto a quelle finali e ispirate ai design di Eric Larsen e Mark Bagley, per poi passare ad una versione più maligna non dissimile dall’approccio di Todd McFarlane sul personaggio, anche se considerevolmente meno ingombranti.
I costumisti, per agevolare le prove dei vari costumi, effettuarono il body casting, processo che comporta la copia di una o più parti del corpo e la successiva riproduzione in cemento, cera, gesso, resine o altri materiali. Nonostante ciò, lo studio e i costumisti non vennero informati della claustrofobia di Tobey Maguire che, durante una sessione di prova, sentì il bisogno di prendere una boccata d’aria non potendo respirare a causa del faceshell. Il costume venne realizzato con un design incredibilmente dettagliato e, come intuibile, era molto costoso: considerando che ciascuno di essi valeva circa 50.000 dollari, il valore totale dei quattro costumi rubati si aggirava sui 200.000 dollari.
In tutto questo, la produzione era già stata colpita da una tragedia inaspettata: un mese prima del furto, un membro della crew di 45 anni perse la vita durante la costruzione di un set, morendo sul colpo a causa delle ferite riportate. Sony promise di offrire una ricompensa di 25,000 dollari a chi avrebbe trovato i costumi. Un portavoce della Sony dichiarò: “Consideriamo questi costumi delle proprietà molto preziose e speriamo che questa ricompensa ci aiuterà a riaverli.”
LE REAZIONI
Il furto sollevò forti reazioni nell’industria del cinema e dello spettacolo, al punto da essere definito da Mike Moser, direttore esecutivo delle operazioni di sicurezza della Sony, come un vero e proprio “giallo di Hollywood.” La scomparsa dei costumi di Spider-Man, peraltro, rappresentò un importante campanello d’allarme che creò negli studios la consapevolezza dell’esistenza di un pericoloso nemico che, potenzialmente, avrebbe potuto alimentare altri furti sui set: eBay. “Non esiste un posto più famoso al mondo di Hollywood. Rubare un oggetto di scena è come possedere un pezzo di fantasia.” spiegò Phyllis Caskey, presidente del museo Hollywood Entertainment Museum.
Un portavoce di eBay, Kevin Pursglove, espresse il suo punto di vista sulla questione, sottolineando l’impossibilità iniziale di capire quali oggetti in vendita sul sito fossero stati effettivamente rubati: “È molto difficile, a meno che la persona o la compagnia che conosce bene l’oggetto tenga d’occhio eBay. Non abbiamo modo di sapere se un oggetto catalogato sia stato rubato.” Barbara Brogliatti, vicepresidente senior della Warner Bros. dichiarò a tal proposito: “È diventato un problema di proporzioni enormi. È davvero difficile controllare eBay.” Le ripercussioni di questo fenomeno, oltretutto, ricadevano anche sui compratori, del tutto ignari delle origini degli oggetti acquistati. Secondo Chris Horak – ex impiegato della Universal Pictures che lavorava come curatore dell’Hollywood Entertainment Museum – spesso i collezionisti avevano due lati: da un lato, c’erano le persone più “ossessionate” che avrebbero fatto qualsiasi cosa per ottenere l’oggetto desiderato, dall’altro collezionisti onesti che erano semplicemente amanti del cinema e intenzionati a esporre set, costumi o oggetti di scena nei propri salotti. Altre tipologie di collezionisti sono coloro che acquistano oggetti vintage che non esisterebbero più se non fosse per il loro interesse e altri che vedono i cimeli come dei possibili investimenti.
Negli ultimi vent’anni, gli studi cinematografici hanno riconosciuto il valore commerciale e finanziario dei cimeli. In passato, i dirigenti delle varie major non prestavano particolare attenzione alla protezione degli oggetti di scena usati sui set delle loro produzioni. Al giorno d’oggi, invece, le compagnie limitano l’accesso ai set, monitorano le telecamere di sorveglianza e custodiscono attentamente i costumi e le altre prop. I ladri si rivelavano essere spesso costruttori, tecnici, designer o guardie che avevano avuto modo di lavorare agli studios e di accedere alle produzioni. Horak commentò l’accaduto: “Alcune compagnie si sono rese conto solo in seguito dell’esistenza di un mercato molto grande per questo genere di cose. Così hanno iniziato a prestare attenzione e a prendere delle misure per controllare l’inventario durante e dopo le riprese.”
Nel caso dei costumi, gli investigatori dello studio sapevano che il ladro – o i ladri – avessero accesso a una struttura blindata della Sony perché non venne trovata nessuna prova di effrazione e, di conseguenza, fu stilata una lista di tutti gli impiegati che avessero avuto accesso alle prop. “Non pensavamo che le persone sarebbero arrivate al punto di rubare questi oggetti di scena.” ammise Gary Martin della Columbia Pictures. “Questo è stato un furto ben organizzato.” Durante la ricerca, Sony ricevette una “quantità enorme di piste” e di soffiate ma, come ricordato dal Los Angeles Times, la maggior parte di esse “non portò da nessuna parte“… tranne una.
IL COLPEVOLE
Dopo un’indagine durata 18 mesi, gli investigatori trovarono finalmente i costumi indossati da Tobey Maguire. Il principale responsabile del furto fu Jeffrey Glenn Gustafson, ex guardia di sicurezza che in precedenza aveva lavorato per la Warner Bros. e per Sony Pictures Entertainment. Ma quale fu il punto di svolta che permise di trovare il colpevole? Nel settembre del 2002, l’ex moglie di Gustafson – che aveva divorziato dal marito un anno prima – fornì nuove e preziose informazioni sul caso dopo essere venuta a sapere della ricompensa di 25,000 dollari. Uno dei costumi era conservato nella residenza di Robert Hughes, complice di Gustafson, nel Northridge (Los Angeles), due furono ritrovati nella casa di un collezionista di New York mentre il quarto venne fatto risalire a un compratore in Giappone.
Gli investigatori hanno rinvenuto anche un costume di Batman rubato del valore di 150,000 dollari che la Warner aveva smarrito nel marzo del 1996 durante le riprese di Batman Forever. La tuta era stata realizzata appositamente su misura per Val Kilmer e rivestiva un manichino a grandezza naturale, anch’esso rubato dal lotto della Warner e ora nelle mani di un collezionista di New York. La Warner rifiutò di commentare la natura dell’impiego di Gustafson e il furto del costume dell’Uomo Pipistrello e del manichino.
Occorre aggiungere un piccolo tassello di questa storia: nel 2008 il sito Original Prop Blog iniziò una breve indagine online sull’autenticità di un teschio in metallo di un endoscheletro di T-800 in vendita su eBay e spacciato per un oggetto di scena utilizzato sul set del primo film di Terminator di James Cameron del 1984. Nella pagina dell’oggetto, era presente un Q&A tra il venditore e un potenziale acquirente:
“Grazie, lo faccio da 25 anni. La maggior parte dei miei oggetti di scena proviene direttamente da membri della crew, produttori, registi o artisti dei VFX. Inoltre, dai un’occhiata a www.moviepropsmuseum.com.”
Una ricerca whois del sito citato – www.moviepropsmuseum.com – svela che il proprietario del dominio registrato era proprio un certo Jeff Gustafson. In questo modo Gustafson ha ingannato per più di 25 anni non solo i dirigenti e gli addetti ai lavori di un numero imprecisato di film della Warner e della Sony ma ha anche truffato collezionisti e utenti onesti online.
CASO CHIUSO
Nel maggio 2003, Gustafson e Hughes vennero dichiarati colpevoli del reato. Gustafson non contestò l’accusa di reato di ricettazione di beni rubati e venne condannato a nove mesi di carcere e a pagare 93,000 dollari per la restituzione. Hughes è stato condannato per un reato minore a scontare un periodo di libertà vigilata e a prestarsi ai servizi sociali come misure alternative alla detenzione. A Gustafson, inoltre, venne ordinato di pagare un’ingente somma di denaro – un risarcimento di circa 46.000 dollari – a uno dei collezionisti a cui aveva venduto uno dei costumi. La polizia credeva che il duo avesse rubato altri oggetti di scena sia dalla Warner che dalla Sony ma i procuratori affermarono che non ci fossero prove sufficienti per formalizzare altre accuse di furto. Dopo l’accaduto, Gary Martin, presidente di Columbia Pictures Production Administration, rilasciò la seguente dichiarazione: “Abbiamo preso seriamente questa situazione fin dall’inizio e anche se avevamo altri costumi da usare durante la produzione, eravamo disposti a investire tempo e denaro per rintracciare i responsabili. Abbiamo una politica di tolleranza zero per i furti e perseguiremo legalmente tutti i violatori.”
Non è da escludere che tutta questa (assurda) vicenda abbia ispirato una specifica sequenza di Spider-Man 2 (2004): nella scena in cui J. Jonah Jameson offre 50 dollari allo spazzino che ha trovato il costume di Spider-Man in un cassonetto, l’uomo risponde “I could get more than that on eBay” (“Posso farci di più su eBay“), adattata con “Rimedio di più su Internet” nel doppiaggio italiano.
Ricordiamo che Spider-Man (2002), scritto da David Koepp e diretto da Sam Raimi, Tobey Maguire (Peter Parker/Spider-Man), Willem Dafoe (Norman Osborn/Goblin), Kirsten Dunst (Mary Jane Watson), James Franco (Harry Osborn), Cliff Robertson (Ben Parker), Rosemary Harris (May Parker), J. K. Simmons (J. Jonah Jameson), Bill Nunn (Joseph “Robbie” Robertson) Elizabeth Banks (Betty Brant) e Ron Perkins (Mendel Stromm).
Questa la sinossi ufficiale di Spider-Man:
“Peter Parker è il tipico adolescente sfigato, segretamente innamorato fin da bambino della sua vicina di casa Mary Jane, rimasto orfano dei genitori e che vive con gli zii. Durante una gita scolastica a un laboratorio scientifico Peter viene morso da un ragno geneticamente modificato. Ben presto si renderà conto di non aver più bisogno degli occhiali da vista e di essere in possesso di poteri molto particolari. Ma da un grande potere derivano grandi responsabilità.“