Dopo il suo ottimo esordio in Captain America: Civil War, c’è tanta attesa per il ritorno di Tom Holland nei panni di Peter Parker in Spider-Man: Homecoming, in uscita il 6 luglio.
A pochi giorni dalla sua uscita abbiamo visto Spider-Man: Homecoming in anteprima ed ora vi proponiamo la nostra recensione senza spoiler, in cui analizziamo pregi e difetti di questo nuova pellicola dell’Universo Cinematografico Marvel, prodotta da Sony e Marvel Studios.
Homecoming è un film divertente ed eroico che cattura nel migliore dei modi l’essenza di Peter Parker e più in generale tutte quelle caratteristiche che lo hanno reso uno dei personaggi dei fumetti più amati di sempre da ormai più di 50 anni.
Possiamo definirlo come un’ottima reintroduzione di un personaggio le cui origini sono state raccontate già per due volte. Buona parte del successo del film è merito di Tom Holland, che dopo l’esordio in Captain America: Civil War conferma di essere l’attore perfetto per il ruolo di Spider-Man. Un compito arduo, soprattutto dopo l’ennesimo reboot cinematografico.
Holland riesce a gestire nel migliore dei modi il dualismo tra l’uomo e l’eroe: proprio come nei fumetti, il suo è un Peter Parker credibile, impacciato e fragile, che una volta indossata la maschera diventa coraggioso e pronto a tutto per salvare la vita delle persone. Inoltre il protagonista dimostra tutto l’entusiasmo di un giovane ragazzo: lui AMA essere Spider-Man. Lo ama con tutto il cuore, ma nel corso della storia dovrà imparare ad equilibrare la sua vita privata con l’attività da amichevole uomo ragno di quartiere e verrà messo più volte alla prova. Il tutto sotto l’occhio vigile del suo mentore Tony Stark.
Una delle maggiori critiche rivolte ai blockbuster supereroistici è legata a quel senso di “apocalisse imminente” che culmina spesso e volentieri in un terzo atto all’insegna di catastrofi e combattimenti sfrenati. Sotto questo punto di vista, Spider-Man: Homecoming torna a parlare di una storia semplice, quasi intima, incentrata sul percorso di Peter alla perenne ricerca del suo spazio nel mondo dei supereroi.
Non si tratta di un blockbuster catastrofico alla Avengers, non c’è nessun complotto mondiale per controllare il destino del pianeta e neanche divinità perfide il cui scopo è quello di sottomettere la Terra: questa volta Spider-Man deve vedersela con un uomo comune, un lavoratore come tanti che si ritrova schiacciato dalla classe capitalista – rappresentata da persone come Stark – e che sceglie la via più semplice, ovvero quella del crimine.
Sotto alcune tematiche possiamo paragonarlo persino ad una produzione Netflix, anche senza l’oscurità e la violenza: è pesantemente incentrata sul protagonista e sulla sua strada per diventare l’amichevole Spider-Man che tutti noi conosciamo, con un percorso di crescita che difficilmente si vede in un cinecomic e che culmina in chiara citazione ai fumetti che i più esperti di voi sapranno riconoscere ed apprezzare.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità
La storia viene raccontata attraverso gli occhi di un ragazzo di 15 anni che sta crescendo in questo folle mondo tra invasioni aliene e guerre civili tra supereroi. A differenza di molti altri eroi, Peter non ha chiesto questi poteri, che ha ricevuto per puro caso. Dopo aver fatto l’esordio “nel mondo dei grandi” in Civil War, che ha avuto un ruolo fondamentale nel suo percorso, Peter capisce finalmente di avere uno scopo: quello di essere un vero eroe, al pari di Tony Stark e degli altri Vendicatori, sfruttando i suoi poteri per fare del bene.
Allo stesso tempo, le sue responsabilità non sono legate esclusivamente al ruolo di Spider-Man: Deve essere un bravo studente, deve badare a Zia May senza farla preoccupare (e senza farsi scoprire) e deve riuscire a bilanciare la sua vita personale con quella da supereroe…il tutto cercando di non sfigurare agli occhi di Tony Stark!
Fortunatamente Spider-Man: Homecoming non si sofferma esclusivamente sulla componente umoristica e scanzonata di Peter Parker, ma approfondisce nel migliore dei modi il conflitto interiore del protagonista e la presa di coscienza da parte di un quindicenne destinato a grandi cose.
Essere un eroe è più importante di rimanere te stesso per i tuoi amici, per i tuoi compagni di classe e per Zia May? Questa ed altre domande rappresentano il motore del film, motivando il conflitto interiore di Peter.
Come già anticipato, Tom Holland si conferma l’attore perfetto per interpretare questo iconico personaggio e, a differenza dei suoi due predecessori, riesce a rimanere credibile sia come Peter Parker che come Spider-Man. Le sue movenze, l’abilità atletica persino la parlantina rispecchiano appieno l’Uomo Ragno visto nei primi fumetti.
A differenza delle precedenti incarnazioni, la sua versione è ancora goffa ed inesperta e riesce a regalare momenti veramente divertenti, alternati nel migliore dei modi da scene più profonde e ricche di significato.
Apprezziamo moltissimo la resa visiva del suo costume, che ricalca appieno lo stile di grandi autori come Alex Ross, Steve Ditko e John Romita Sr., anche se la presenza di tanti gadget hi-tech farà storcere il naso a molti fan. Inoltre la CGI non è “pesante” come quella di Captain America: Civil War. Il costume pratico fa il suo effetto ed anche nelle scene più frenetiche non sembra di trovarsi di fronte ad un videogioco.
Grazie ad una straordinaria interpretazione di Michael Keaton e ad un minutaggio più elevato rispetto agli standard, finalmente assistiamo nuovamente ad un villain valido, soprattutto a fronte degli ultimi passi falsi dei Marvel Studios a riguardo.
L’Avvoltoio è minaccioso e con delle motivazioni serie, comprensibili e profondamente radicate in questo universo cinematografico, che si circonda di scagnozzi non certo memorabili per concretizzare i suoi piani.
L’interpretazione di Michael Keaton è eccellente ed ancor prima che indossi il suo costume riesce ad incutere la giusta dose di terrore. Non è un caso che la scena che più lo caratterizza avviene proprio quando non indossa le sue temibili ali affilate. Il suo Avvoltoio è un uomo pieno di rabbia, alimentato dal rancore sociale e dall’odio verso Stark e la classe capitalista.
Piccola nota di merito per la resa grafica del suo costume: in netta contrapposizione con il “pigiama” della controparte cartacea, grazie a delle maestose ali robotiche e ad un costume più meccanico il suo aspetto è veramente temibile.
Nonostante la figura di Tony Stark abbia un ruolo importante, il personaggio compare sullo schermo per pochi minuti e non ruba mai la scena al protagonista. Allo stesso tempo però, gli eventi di questo film rappresenteranno per lui una buona evoluzione, che nonostante il distacco emotivo ha preso a cuore la crescita di Peter.
Vedere questo Spider-Man in azione è un piacere per gli occhi: si muove in maniera goffa e confusa, lamentandosi di continuo ed abbozzando pose supereroistiche…ma risultando ancora inesperto!
Nonostante queste premesse, le scene d’azione non rappresentano un vero “passo in avanti” rispetto alle altre pellicole dedicate al personaggio – e rispetto alla versione vista in Civil War.
Sfruttare le capacità dell’Avvoltoio e le ragnatele per dar vita a scontri inediti in volo è una prospettiva interessante: inseguimenti, combattimenti acrobatici e scene adrenaliniche sono ben gestite e riescono nel loro intento, ma si sente l’assenza di una scena veramente memorabile, anche nel finale del film.
Quanti di voi ricordano ancora la battaglia di New York del primo Avengers, il combattimento tra Tony Stark e Steve Rogers di Civil War e persino Doctor Strange contro Dormammu (che è diventato un tormentone)? Ecco, Spider-Man: Homecoming soffre della mancanza di una scena memorabile di questo tipo, che potrebbe lasciare delusi alcuni fan.
Inoltre la scelta di tenere il protagonista legato al suo quartiere natale, il Queens, più che ai grattacieli di Manhattan potrebbe rovinare una piccola parte della magia. Ammettiamolo, vederlo volteggiare tra i grattacieli è una vera goduria per gli occhi (una delle cose che funziona di The Amazing Spider-Man 2), ma in questo caso Spidey si ritroverà in diverse occasioni in piccoli quartieri o in grandi spazi all’aperto in cui è impossibile utilizzare le ragnatele al meglio delle loro possibilità.
L’omaggio dei Marvel Studios a John Hughes
Ottimo il lavoro del regista Jon Watts, che non ha cercato di strafare ma si è concentrato sullo stato d’animo del protagonista, dell’antagonista e dei vari personaggi secondari. Come più volte anticipato, Watts per ricreare l’atmosfera di questo film ha preso spunto dal lavoro del celebre regista Jon Hughes, attingendo a piene mani da film come Breakfast Club e Una pazza giornata di vacanza. Il risultato finale è un film che esplora l’adolescenza in maniera simile a quanto visto negli anni ’80, con elementi classici come primi amori, amici nerd, balli del liceo e difficoltà nel gestire la vita scolastica.
Buona parte della storia è infatti legata alla vita liceale di Peter, introducendo i vari compagni di classe, amici, “bulli” e professori. Buona la scelta dei vari attori secondari, con un Ned Leeds (interpretato da Jacob Batalon) veramente divertente ed un Tony Revolori nei panni di Flash Thompson che si distacca molto dalla classica figura di bullo a cui tutti siamo abituati.
I toni del film sono bilanciati molto bene, e su schermo si alternano scene ironiche con sequenze più serie senza mai intralciarsi. Il tutto è scandito dalla colonna sonora di Michael Giacchino, i cuoi toni allegri – che si mischiano a brani più rock – accompagnano adeguatamente l’avventura di Peter ed il suo scontro con l’Avvoltoio.
Spider-Man: Homecoming rappresenta un ritorno alle origini, avvicinandosi alle tematiche presenti sulle prime storie di Stan Lee e Steve Ditko. Proprio come nei fumetti, questo Spider-Man rispecchia il dogma “supereroi con superproblemi” ed allontanandosi da molti altri eroi dell’MCU si concentra maggiormente su problematiche quotidiane, anche in maniera divertente.
Senza fare spoiler, se siete dei puristi alcune scene potrebbero farvi storcere il naso, ma se siete più aperti al cambiamento, allora Homecoming vi sorprenderà in maniera unica, con tante sequenze che non vengono mostrate nei trailer.
Nonostante alcune scelte discutibili, stiamo parlando di un buonissimo film con una storia semplice ed umana, che è trascinato da un protagonista in stato di grazia. Sarà merito della gestione creativa dei Marvel Studios e del fatto di avelo inserito in un universo già consolidato? Probabilmente si. Una cosa è certa, Spider-Man: Homecoming è un nuovo inizio, con delle forte basi da cui poter costruire un gran futuro per questo iconico personaggio, che finalmente è tornato a casa.
1 commento
Io sto leggendo commenti su questo film…. L ho visto ieri….Premetto subito due cose,chi non l ha visto non legga se non vuole essere condizionato, e poi premetto che io sono un lettore dei fumetti di spidey da quando avevo una decina di anni quindi posso tranquillamente dire che leggo spiderman da 30 anni ormai! Questo film non tiene fede al fumetto nemmeno per sogno, non e’ lo spiderman dei fumetti assolutamente, una delusione assoluta,aspettata, ma assoluta! Chi ama spidey per i fumetti credo odi questo film come lo odiato io…. del fumetto sono rimasti solo i nomi di persona e niente piu’, forse in parte l anima e lo spirito del primo spiderman 15enne, ma e la storia che non gli rende merito! completamente cambiata, non si va a vedere un film dell’amichevole spiderman di quartiere,classico, assolutamente no! Io non critico il film nel suo complesso,regia ,sceneggiature , e tutte le cose tecniche, io critico la storia,lo spidey che e stato riportato, per quelli che si sono cresciuti con i fumetti di spidey questo film e’ un insulto…. un mito abbattuto! Io posso capire che lo modernizzi, questo posso concederlo, ma no che stravolgi la storia di un mito….doveva essere un movimento milionario per attaccarlo a questa scia di film sugli avengers, ma chi legge spiderman sa’ che lui non e’ assolutamente quello! L’uomo ragno nei fumetti combatteva il crimine perche’ da grandi poteri derivano grandi responsabiita’, non per piacere a tony stark o agli avengers…combatteva perche’ era una persona con principi ,dati da uno zio e da una tragedia che qui non viene nemmeno citata ed e la base dei fumetti di spidey! Il mondo in cui sta,e assolutamente cambiato, la tanto amata zia may donna di altri tempi che vive in una casetta nel queens,viene cambiata da una donna attrente che di zia non ha niente,non vive in una casetta, e che non viene chiamata nemmeno zia da peter… flash thompson nemmeno voglio commentarlo, m j non ne parliamo,di gwen nemmeno l’ombra…. il colpo di genio , la distruzione totale di un mito leggendario arriva con il costume! Incredibile, peter parker era un genio al pari di stark e compagnia bella, al contrario loro lui senza miliardi,senza un soldo,anzi con sacrifici estremi…. il costume lo idea lui, non un mentore inventato, che gli da un costume tecnologico che lo fa sembrare l’ultimo scemo che si fa aiutare da una voce…ma daiiii…. del senso di ragno che lo avvertiva prima,nemmeno l’ombra, peter non ha mai avuto bisogno di aiuti, di costumi super , ecc, se le sempre cavata con la sua inteligenza,forza e onesta’…. uno schifo, ripeto un mito cancellato e rovinato (perche’ del fumetto ripeto sono rimasti solo i nomi di persona)…. alla fine quando rinuncia alla richiesta del suo “mentore” , ci ho quasi sperato, di un recupero del fumetto e del classico mito, e invece si ritrova il suo bel costume ideato da un altro, e poi…..vabbe lasciamo perdere! una vergogna assoluta, i “vecchi” lettori del buon vecchio spidey saranno d accordo con me, e il fastidio piu’ grande e che i bambini che lo vedranno e chi magari vuole approcciare ai suoi fumetti,vedendo questo film crede che la storia di spiderman sia questa…..mha! Ripeto io non critico il film a livello tecnico ecc, la mia e’ una critica alla storia,quindi non si e raccontato lo spiderman dei fumetti, e non deve passare questo messaggio…. di spiderman hanno lasciato lo spirito di quando aveva 15 anni quello forse si,e la sua simpatia ma il resto e ‘ un insulto al leggendario fumetto! Spero che un giorno qualche grande regista prenda alla lettera il fumetto e lo faccia identico anche a livello temporale, perche’ su spidey si potrebbe fare un capolavoro solo seguendo i fumetti dal primo! Raimi si era avvicinato, ma anche lui con qualche cambiamento aveva un po deluso, l’amazing anche in alcune cose molto vicino al fumetto (soprattutto spiderman) pero’ anche li cambiamenti grossii in confronto al fumetto, ma con questo si e toccato il fondo! Ci tenevo a dire tutto cio’ perche’ i miti non si rovinano o cambiano solo per motivi commerciali ecc ecc…. che schifo!