Quando ormai si pensava che l’ era dei cinecomic fosse giunta al termine, la Marvel torna a stupire riuscendo a creare qualcosa di diverso da quello che ha proposto sino ad ora, nonostante i forti dubbi che si aggiravano attorno all’ abbandono alla regia del capace Edgar Wright e al subentro di Peyton Reed, che nonostante ciò ha svolto un lavoro eccellente ispirandosi in parte al copione scritto dal primo.
Scott Lang, un ladro “buono” finito in prigione perchè come Robin Hood ha rubato ai ricchi per dare ai poveri, esce dal carcere dopo anni, cercando di rifarsi una vita “pulita” e di diventare un buon padre, nonostante la madre della figlia Cassie non si fidi molto di lui. Ma ecco arrivare l’ opportunità! Il Dr. Hank Pym gli offre una seconda possibilità, promettendo a Lang una nuova vita in cambio di un ultimo un furto per salvare preventivamente il mondo da una possibile catastrofe. E così Pym diventa il mentore di Scott, iniziando a insegnargli tutti i segreti della tuta.
La parola d’ordine di questa pellicola è il sense of humour, dall’ inizio fino alla fine è riuscito a divertire e a fare ridere in maniera “sana” senza mai ridicolizzare i personaggi, o sminuendoli in qualche maniera. Probabilmente Peyton Reed è riuscito a cogliere l’ essenza dell’ ironia marvelliana, un connubio di battute e azione che trascina e coinvolge il fan riuscendo a catturarlo e a renderlo partecipe in quel mondo, che nonostante sia tanto lontano dalla realtà, appare così vero e vicino. E’ stata sicuramente una bella sorpresa che si è dimostrata al di sopra di ogni aspettativa, ben strutturata e costruita, l’idea dei flashback e dei riferimenti al passato sono stati geniali, aprivano parentesi pertinenti risolvendo qualsiasi domanda o dubbio che potesse venire in mente allo spettatore durante la visione del film, riservando anche delle piacevolissime sorprese. Senza contare le riprese spettacolari che mettono in evidenza un mondo che noi tutti i giorni diamo per scontato e che inevitabilmente vediamo da una prospettiva diversa, un vero e proprio zoom che mostra cose apparentemente banali, sotto un altra luce. Per fare un esempio (tra i tanti presenti nella pellicola), il più evidente è quello con le formiche, che Pym a sua volta le ha definite fedeli alleate, cosa che verrà confermata durante tutta la durata del film, sottolineando il rapporto che Scott avrà con esse. Non dimentichiamoci poi di Hope, figlia di Pym, lei avrà un ruolo chiave nel film e sarà una bella rivelazione alla fine della pellicola, da non sottovalutare.
Ottime le interpretazioni dei personaggi: Evangeline Lilly (Hope) e Paul Rudd (Scott Lang) hanno svolto un lavoro eccezionale, soprattutto il secondo ci ha stupito calandosi nel ruolo perfettamente (forse diventerà uno di quei volti che inevitabilmente verrà associato al meraviglioso personaggio che interpreta).
Se dobbiamo battere le mani lo facciamo in particolar modo a Michael Peña, che nel film interpreta Luis, il miglior amico di Scott. E’ un personaggio studiato benissimo e capace di farti ridere ancor prima di aprire bocca, è lui una delle più belle sorprese di questo film.
Riguardo ad Hank Pym, Michael Douglas alla sua prima esperienza con un cinecomic ha dimostrato di trovarsi subito a suo agio con il personaggio, e l’idea di presentare Hank Pym anziano come mentore di Scott risolve il problema di far coesistere nello stesso universo due personaggi omonimi, due Ant-Man. Le sue origini sono ben legate con quelle del primo S.H.I.E.L.D., quindi possiamo anche aspettarci un suo cameo nella serie Agent Carter, ambientato proprio negli anni 80 e che racconta delle origini di questa organizzazione.
L’ azione non manca, il film è un incrocio miniaturizzato tra Ocean’s Eleven e Mission Impossible, altro elemento che va a differenziare la pellicola rispetto alle altre. Ant-Man è, infatti, più concentrato su strategie, piani d’ infiltrazioni e azioni furtive (tutto sempre fatto con quel pizzico di spettacolarità che solo un supereroe sa dare), non c’è stata scena del film che non ci abbia coinvolto interamente.
Spostando l’ attenzione sul villain, siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel vedere che (al contrario delle pellicole passate come per esempio il Mandarino in Iron Man 3), questa volta gli viene dato il giusto peso e la giusta luce, anche se con poco minutaggio a disposizione: vendetta e rammarico spingono lo scienziato a tradire il suo ex-mentore e ad impazzire, possiamo dire che Corey Stoll ha fatto un buon lavoro con Darren Cross, rendendone al meglio l’essenza. Non sarà il villain perfetto alla Thanos o alla Kingpin in Daredevil, ma è ben studiato e nonostante il poco minutaggio riesce a farsi valere, anche grazie ad un’armatura davvero stupenda.
Sicuramente tutta questa azione e comicità è solo uno strato superiore: ci si accorge infatti che la pellicola trasmette valori come quello dell’ amore di un padre verso la figlia e di ciò che Scott sarebbe capace di fare per poter essere il suo eroe, oppure dei pregiudizi verso un carcerato (anche se il motivo per il quale è stato in prigione era un reato a fin di bene), o anche di come un’ invenzione fatta con le migliori intenzioni possa diventare pericolosa nelle mani sbagliate. Inoltre, cosa che ha deliziato gli spettatori, sono stati due fattori in particolare: il primo è un esilarante incontro speciale, che ricorda di quanto e come il Marvelverse sia strettamente collegato, ed il secondo riguarda alcune vaghe citazioni (una in particolare) che hanno portato ai fan lacrime ricolme di gioia.
Ancora una volta i Marvel Studios non deludono, riuscendo a mettere in buona luce un supereroe poco conosciuto e apparentemente “innocuo” per i fan che da poco sono entrati in questo fantastico mondo, ne consigliamo assolutamente la visione, poichè è forse uno tra i film Marvel meglio riusciti, consigliando agli spettatori di rimanere in sala fino all’ ultimo, poichè ci sono due scene post-credit.. e la seconda colpisce davvero!