Peyton Reed (‘Ant-Man’) pensa che la novità dell’universo condiviso sia svanita: “L’MCU viene dato per scontato.”
Il 15 febbraio è uscito al cinema Ant-Man and The Wasp: Quantumania, il terzo capitolo sulle avventure di Scott Lang (Paul Rudd) e di Hope van Dyne (Evangeline Lilly) che inaugura la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. Nel film la famiglia Pym si ritrova a esplorare il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e ad affrontare il pericoloso Kang il Conquistatore, interpretato nuovamente da Jonathan Majors dopo il suo debutto in Loki.
Negli ultimi quindici anni il Marvel Cinematic Universe ha dimostrato di essere uno dei franchise più redditizi della storia di Hollywood, portando in sala non solo gli appassionati e i lettori di fumetti ma anche molti spettatori occasionali che non si sono mai approcciati ai film supereroistici grazie alle interconnessioni e ai collegamenti tra i vari progetti e alla costruzione di una macrotrama sulla lunga distanza.
Nel corso di un’intervista promozionale con Collider riguardante Ant-Man and The Wasp: Quantumania, il regista Peyton Reed ha discusso della sua esperienza ai Marvel Studios e della conclusione della trilogia di Ant-Man. In particolare, Reed ha spiegato che dal suo punto di vista il concetto di universo cinematografico condiviso ha perso considerevolmente il valore che aveva ai tempi della Fase 1 e che oggi il pubblico (inclusi i fan) tende a dare “per scontato” queste forme di narrazioni interconnesse e crossomediali:
“Mi piacerebbe giocare in angoli diversi dell’MCU. Voglio dire, ho amato la mia esperienza alla Marvel, amo le persone alla Marvel e amo quello che sono stati in grado di fare. È strano perché il 2014 non è molto tempo fa, ma l’idea di questo universo interconnesso di film è un’idea relativamente nuova. All’epoca, subito dopo il primo ‘Iron Man‘, si pensava ‘È bizzarro e rivoluzionario.’ Le persone tendono a dimenticarlo. Ora semplicemente lo danno per scontato.”