Grazie a Mazinga la cultura pop venne cambiata radicalmente, ma come avvenne un successo tale tramite una formula così precisa?
Nel 1972, il leggendario mangaka Kiyoshi Nagai, principalmente noto come Gō Nagai, fece debuttare su Shōnen Jump una sua creatura che cambiò per sempre il mondo dell’intrattenimento: Mazinga Z, la prima figura robotica il cui pilota (Koji Kabuto, da noi conosciuto come Ryo— o anche Alcor durante la sua permanenza in Goldrake) si trovava al suo interno.
Alle storie legate a Mazinga Z sono succedute poi quelle della sua versione aggiornata, ovvero Il Grande Mazinga, il succitato Goldrake, ed in seguito diversi altri mecha nel corso dei decenni, arrivando persino ad opere del calibro di Neon Genesis Evangelion— in poche parole: l’eredità del titanico robot che trascende persino il suo pilota in quanto figura eroica, è decisamente invidiabile, ed il suo successo si è espanso per tutto il mondo; ma forse il più grande merito di questa invenzione è quello di essere riuscita a raggiungere il successo, cavalcando l’onda di una formula generalmente abbastanza rigida.
Le formule narrative sono fondanti per quanto concerne i racconti seriali televisivi (ovviamente Mazinga Z nasce come manga, ma conquista l’affetto del mondo tramite la sua forma animata). Dalle sitcom in bianco e nero come potevano essere Lucy ed io o La famiglia Addams, fino alle serie di stampo più action come Buffy l’Ammazzavampiri o Smallville con il loro “mostro della settimana”, in occidente l’abitudine alla formula narrativa ripetuta ciclicamente è ormai stata fatta, ma per quanto concerne il succitato personaggio di Gō Nagai, ci si ritrova (lo ripetiamo: generalmente) d’innanzi ad uno schema episodico chiarissimo: il cast di personaggi protagonisti è intento a vivere le proprie giornate, quando dalle tenebre spuntano delle mostruosità della stazza smodata a minacciare l’umanità; ragion per cui, i nostri eroi dovranno prodigarsi tramite l’aiuto tecnologico dei loro titani d’acciaio a combattere tali mostri, concludendo l’avventura in attesa del seguente episodio, in Mazinga Z dovrà nuovamente combattere nuovamente in pieno stile Tokusatsu (il genere in cui vengono mostrati degli esseri giganteschi al disopra del punto di vista umano, a cui appartengono anche nomi del calibro di Ultraman, i Power Rangers e Godzilla, che ha dichiaratamente ispirato Gō Nagai a creare Mazinga Z).
La ragione della riuscita di Mazinga Z e di ciò che l’ha succeduto è, secondo chi vi scrive, da ritrovare nell’uso sapiente della costruzione di un mondo e delle dinamiche che stimolavano e ancora oggi stimolano la creatività degli spettatori.
Pronti a rivivere le avventura di Mazinga? Nel sito vendiloshop.it trovate tantissimi prodotti -> https://www.vendiloshop.it/it/8201-mazinga in una intera categoria dedicata all’iconico robot!
La solidità, sia estetica che narrativa, di una figura del calibro di Mazinga o anche Goldrake, è parte di un design fantasioso, ma al contempo visibilmente “credibile”. La stilizzazione è evidente e le forme ed i colori attirano l’occhio anche soltanto sotto il profilo della “bellezza”, ma al contempo riusciamo a credere nella stazza e nella tangibilità di queste figure. Riusciamo a credere che siano state assemblate, ed al contempo il conoscere ciò che sono in grado di fare, tramite comandi ben precisi che danno il là a delle azioni destinate a diventare iconiche, ci permettono di viaggiare tramite la sospensione dell’incredulità in un regno in cui ci sembra di comprendere questi macchinari come se fossero realmente esistenti.
Gō Nagai si ritrovò poi a rivelare quella che secondo lui è una ragione fondamentale del successo di Mazinga Z e dei suoi discendenti, che si ritrova in un’esempio di una semplicità disarmante: ogni qual volta una persona si ritrova a bordo di un veicolo, nello specifico magari di un’automobile che il soggetto in questione sta pilotando, sente di poter estendere le sue capacità. L’idea di pilotare un robot di tale stazza, dotato al contempo di grandissima velocità ed agilità, permette a chi fruisce della storia di immedesimarsi ed immaginare le possibilità che deriverebbero dal sentire la macchina in questione come un’effettiva estensione del proprio corpo. Un po’ come quando ci si appassiona ad un videogioco, e si “dimentica” consciamente di stare tenendo in mano un gamepad o di stare utilizzando mouse e tastiera– semplicemente, le azioni del personaggio giocato, diventano per noi naturali apparentemente quanto lo sono quelle che compiamo col nostro corpo.
La figura di Mazinga, del robot alto quanto un grattacielo che si staglia tra le nuvole per difendere l’umanità da delle altrettanto mastodontiche minacce, continua ancora oggi a stimolare l’immaginazione degli appassionati, al punto in cui il suo da noi più amato successore, Goldrake, sta per vivere una seconda giovinezza televisiva tramite l’appena annunciata Goldrake U, ed il sospetto di chi vi scrive è che, un po’ come il mondo dei supereroi, questa figura continuerà a catturare l’attenzione degli spettatori per diverso tempo a venire.