Il quinto episodio di The Falcon and The Winter Soldier uscito oggi ha dato ampio spazio ad una storia sul razzismo profonda e ben scritta, ma anche straziante e più che mai attuale.
Come alcuni di voi avranno notato, i Marvel Studios hanno sempre portato avanti un messaggio politico nei loro film, in alcuni casi in modo palese (basti pensare alla critica alla società americana per il “mercato della morte” delle armi nel primo Iron Man o alla corruzione dei governatori in The Winter Soldier), in altri casi in modo più sottile, quasi impercettibile.
Con The Falcon and The Winter Soldier, però, gli studios di Kevin Feige hanno deciso di mettere in primo piano il messaggio politico, realizzando quello che ad oggi è il loro prodotto più maturo.
Oltre ad una pesante critica alla società americana per la sua gestione dei veterani, la serie, episodio dopo episodio, ha portato avanti un messaggio (tristemente) attuale ancora oggi: quello del razzismo.
Quello che il secondo episodio della serie aveva introdotto con la toccante storia di Isaiah Bradley e subito dopo con la scena in cui Sam viene fermato dalla polizia in Louisiana solo perché nero (scena che rispecchia perfettamente la società americana moderna), trova ampio spazio nel quinto episodio di oggi.
La forza di questo episodio è proprio quella di mettere in primo piano il suo messaggio politico, anche a discapito della trama, che effettivamente si prende una pausa quasi anticlimatica (ma non per tutti, alcuni la hanno reputata necessaria per via della forte componente emotiva) in previsione del “conflitto finale” del sesto episodio.
Temevano che la mia vicenda venisse fuori, così hanno cancellato me. La mia storia. Ci sottomettono da 500 anni. Giuri fedeltà a quello, fratello?
Questa tematica, già affrontata in Black Panther (ricorderete tutti la toccante frase finale di Erik Killmonger sulla schiavitù), qui trova ancora più spazio quando Sam Wilson decide di tornare da Isaiah Bradley in cerca di risposte, trovando però solo una straziante storia di razzismo sistemico.
Una storia fatta di emarginazione, di sacrificio, di “cavie da laboratorio” e di un governo che aveva abbandonato i suoi soldati per poi insabbiare il tutto, condannando lo stesso Isaiah a 30 terribili anni di prigionia ed esperimenti. Tutto questo solo perché nero, quindi sacrificabile.
Una storia che rispecchia quello che è successo davvero durante della Seconda guerra mondiale; basti pensare all’omaggio al Red Tails, un battaglione di soldati esclusivamente di colore mandato “al macello” senza il minimo supporto… Il tutto mentre, in America, le loro case venivano distrutte ed i loro “fratelli” uccisi ed emarginati soltanto per il colore della loro pelle.
Non permetteranno mai che un uomo di colore sia Captain America. E anche se succedesse, nessun nero che abbia rispetto per se stesso vorrebbe diventarlo.
Un discorso a dir poco devastante, che richiama un triste passato della storia americana, ma allo stesso tempo anche i giorni nostri, in quanto ancora oggi episodi di razzismo e discriminazione sono parte integrante della cronaca.
Un argomento reale ed attuale che i Marvel Studios hanno avuto il coraggio di affrontare a testa alta, con alcune frasi pronunciate da Isaiah che, passateci il termine, colpiscono durissimo per la loro intensità e spezzano il cuore.
Lo showrunner e capo del team di scrittori Malcolm Spellman aveva anticipato alcuni elementi che avrebbero fatto “piangere i fan“… ed in questo caso le promesse sono state rispettate. Inoltre, non si tratta di una scena inserita senza contesto, in quanto il discorso con Isaiah diventa parte integrante della caratterizzazione e del percorso di crescita di Sam Wilson, al quale finalmente stanno dando spessore.
Apparentemente Sam, dall’alto del suo buon cuore (e di una piccola dose di ingenuità) è intenzionato ad abbattere ogni tipo di pregiudizio e a diventare il Captain America di tutti, anche come forma di rispetto verso lo stesso Isaiah e le sue sofferenze:
Isaiah è sopravvissuto all’inferno, se fossi nei suoi panni mi sentirei esattamente come lui. Ma che senso avrebbero tutte queste sofferenze, tutti questi sacrifici se poi rinunciassi a farmi valere e a lottare?
Difficilmente il sesto ed ultimo episodio della prima stagione affronterà con così tanto coraggio queste tematiche dovendo chiudere diverse trame, ma la scelta dei Marvel Studios di prendersi una pausa dalla trama per affrontare nel dettaglio la piaga del razzismo per buona metà di un episodio è da lodare.