“La Marvel non valeva niente” – Avi Arad racconta la scalata al successo della Casa delle Idee e i suoi primi giorni alla compagnia.
Durante il primo episodio di With Great Power: The Rise of Superhero Cinema, podcast in quattro parti condotto dal giornalista e editore Ben Fritz del Wall Street Journal, sono stati svelati numerosi retroscena inediti sull’Universo Cinematografico Marvel e sul dominio dei film sui supereroi della Casa delle Idee ad Hollywood.
Per l’occasione, Fritz ha intervistato Avi Arad, l’ex-CEO di Toy Biz nonché fondatore dei Marvel Studios e ora produttore esecutivo dei film su Spider-Man della Sony Pictures. Arad ha legato il suo nome alla Marvel sin dagli anni Novanta, collaborando attivamente allo sviluppo di serie come X-Men: The Animated Series e Spider-Man: The Animated Series e della maggior parte dei film ispirati ai fumetti della casa editrice usciti negli anni 2000.
Arad, nello specifico, ha raccontato la storia del suo primo contatto con Isaac “Ike” Perlmutter (il controverso ex CEO e chairman di Marvel Entertainment), spiegando come la sua passione per i giocattoli abbia gettato le basi per la scalata al successo della compagnia:
Mi trasferii in questo paese e andai a scuola a Long Island. Mi innamorai dei giocattoli. Iniziai a progettare i giocattoli per diverse persone e un giorno un mio amico, che lavorava per i media, mi disse ‘Voglio farti conoscere una persona.’ E quella persona era Ike Perlmutter.
Ike non aveva niente. Zero. Girovagava per strada, andava ai funerali per cantare la kadisha e poi iniziò a vendere cose per strada e, successivamente, in macchina.
Come ricorda Fritz, ai tempi Ike Perlmutter era nel business della liquidazione e si occupava di trovare delle aziende di prodotti disposte ad essere acquisite e a venderle al giusto prezzo per trarre un profitto.
Un giorno, Perlmutter convocò Arad nel suo ufficio per parlargli di una compagnia di giocattoli di cui era diventato proprietario grazie ai suoi accordi di liquidazione. Arad rimase sorpreso quando scoprì che la compagnia, chiamata Toy Biz, avesse i diritti dei personaggi Marvel:
Questa compagnia aveva i diritti perché la Marvel non aveva alcun valore ai tempi. Nessuno voleva la Marvel. Le persone pensavano che i fumetti fossero per bambini. Non valeva nulla. Nessuno voleva avere a che fare con quella roba.
Ike mi disse ‘Allora, cosa vuoi?’ e dissi ‘Voglio realizzare dei giocattoli.’ Realizzarono i giocattoli. Nessuno li voleva. Non importava a nessuno. Mi chiese ‘Cos’è Spider-Man?‘ È davvero agnostico nei confronti della cultura pop. Non ha mai avuto figli e non va mai al cinema.
Nel giro di un paio d’anni, il duo riuscì a guadagnare milioni di dollari vendendo i giocattoli basati sui personaggi Marvel. Nel 1996, tuttavia, la Casa delle Idee dovette dichiarare bancarotta. Dopo una lunga serie di complesse battaglie finanziarie e legali con altre figure di primo piano di Wall Street, nel 1998 Arad e Perlmutter assunsero il controllo della Marvel cercando di risollevare lentamente le sorti della compagnia:
La Marvel ai tempi era in pessime condizioni. I fumetti non vendevano. Vendevano quanto i quotidiani. I fumetti erano sostanzialmente gli storyboard di grandi storie.
Le persone vogliono volare, vogliono essere degli eroi. Le persone vogliono essere dei villain. Sei un villain se pensi che qualcuno ti abbia fatto un torto. Nei fumetti, i villain sono vittime delle circostanze. Non nascono così.
Nonostante ciò, nel 1999 la Marvel non navigava ancora in ottime acque a causa delle ripercussioni della crisi finanziaria di pochi anni prima. Arad, pertanto, convinse Perlmutter ad entrare nel settore dell’intrattenimento e a produrre una serie animata basata sugli X-Men che, oltre ad ottenere un notevole successo, contribuì ulteriormente alla vendita di giocattoli:
Dovevamo fare uno show televisivo. Ike disse ‘Oh, come facciamo uno show televisivo? Cosa facciamo?’ ed io risposi ‘Il modo per fare uno show televisivo è spendere soldi e realizzarlo.’ Avremmo fatto pubblicità ai nostri giocattoli.
Si trattava solo di vendere giocattoli inizialmente. Ike sapeva come fare queste cose e aveva molto successo. E stringemmo un accordo. Io mi sarei occupato della parte creativa, avrei avuto un titolo. Sarei diventato il Chief Creative Officer. Così dissi ‘Stanne fuori perché avresti un infarto ogni volta che facciamo un passo avanti.’