A quanto pare tra le immagini obsolete che renderebbero la figura donna-oggetto, per le femministe anche i fumetti rientrerebbero in quel basso rango; fin dallo scandalo di Spider-Woman – copertina disegnata da Milo Manara- e anche quella di Batwoman -disegnata da Rafael Albuquerque- le critiche si fecero pesanti, infatti furono ritirate immediatamente da entrambe le case editrici.
A scatenare questa volta la nuova ‘crociata’, è la professoressa di Harvard Jill Lepore, che avrebbe scritto sull’ editoriale New Yorker una critica a fronte del nuovo fumetto A-Force, targato Marvel.
La professoressa ammettendo di non conoscere alcun personaggio della Casa delle Idee, dopo essere andata a vedere anche Avengers: Age of Ultron, con i propri figli, confessa di essersi ‘vergognata’ per i contenuti ‘sessisti’ presenti nella pellicola di Joss Whedon, chiedendo poi anche un opinione ai figli, opinione che poi l’ avrebbero mandata su tutte le furie.
Ecco le dure, ed ingiuste, conclusioni che la Lepore ha riportato sull’ editoriale, in merito alla A-Force, e alla pellicola di Whedon:
“Sembrano tutte delle porno star. […] È deprimente che Age of Ultron e A-Force abbiano personaggi femminili con costumi da pervertiti, nonostante Joss Whedon e G. Willow Wilson si siano sempre impegnati a scrivere personaggi femminili realistici. […] Quando ho chiesto ai miei figli perché secondo loro tutte le donne avevano seni giganti, il più piccolo ha risposto ‘Perché sono ragazze, mamma. Che ti aspettavi?’.”
Le risposte ( come ci si poteva aspettare) non ci hanno impiegato molto ad arrivare, in primis infatti a rispondere è Leila Calderon (membro del movimento Valkyries) e successivamente la sceneggiatrice della A-Force, G. Willow Wilson, che ha replicatoo la professoressa:
“senza un contesto, a Lepore non resta altro che un fumetto con personaggi di cui ha ammesso di non sapere nulla e un quinto di una storia “
In merito agli elementi sterotipati, che la Lepore ha individuato, Wilson, ha difeso questi elementi affermando che questi vengono riutilizati e manipolati:
“scavando a fondo su come, quando e perché vengono usati, mostrandoci cose bellissime sulla condizione umana”.
Tutto ciò ha dell’ ironico, visto che la professoressa anni prima ha scritto un libro incentrato su un personaggio femminile, vestito in maniera succinta e dotato di frustino, ovvero, Wonder Woman, rimanendo tutt’ ora convinta che l’amazzone sia l’ unica degna di essere definita come supereroina. Questo lo giustifica, spiegando che il personaggio fu concepito dallo psicologo William Moulton Marston:
“Forse non è possibile creare personaggi femminili forti visto che le loro origini sono così interconnesse con le riviste per uomini.”
La Lepore ha continuato, poi, ad ammettere che è vero, anche gli uomini nei fumetti hanno atteggiamenti ridicoli, ma le donne sembrano tutte uscite dallo stesso stampo.
Tuttavia la risposta della Wilson non si è fatta attendere:
“Non so che razza di porno guardi Lepore, ma per quello che so, la gran parte delle attrici porno non si presenta sul set con una tuta da ginnastica che copre il corpo. […] Questi sono supereroi e i supereroi – maschi e femmine – indossano tutine colorate. E posano tutti come eroi.”
“È una vergogna che, nonostante la recente attenzione che la stampa generalista sta dedicando al fumetto, leggere fumetti non sembri essere un prerequisito obbligatorio. E si vede. Qual è lo scopo dell’articolo? Che messaggio ne ricava il lettore? Chi crede di aiutare? Qual è il quantitativo di stoffa sufficiente per una donna verde alta tre metri perché non sia considerata ‘una cosa da pervertiti’ da una professoressa di Harvard? Credo che Lepore e io abbiamo lo stesso obbiettivo: delle rappresentazioni femminili migliori nella cultura pop. Quello che non capisco è perché qualcuno nella sua posizione dovrebbe, dalla sua torre d’avorio, giocare al tiro al piattello con quelli che sono lì nelle trincee a cercare di raggiungere proprio quello scopo.”
Ben diversa è stata invece la risposta della co-sceneggiatrice Marguerite Bennett, rivolta alla Lepore:
“Willow continua a essere l’anima della grazia e dell’equanimità, mentre io continuo a essere l’anima che dice ‘vaffanculo’ spesso e ad alta voce.”
L’ ipocrisia di questa critica è tutta nell’ ignoranza e nelle menti chiuse: è l’ intelletto della persona che stabilisce l’ esempio da cui trarre da queste letture, forse una She-Hulk può essere vestita in maniera succinta, ma non più ne meno di quanto lo sia Wonder Woman sulla quale, la stessa donna che ha criticato le vesti delle eroine Marvel ( parliamo della Lepore), ci ha scritto sopra un libro The Secret History of Wonder Woman, praticamente targandola come esempio da seguire. Ma che differenze esisto fra questi due personaggi? Entrambi sono esempi di forza e di indipendenza, come può solo l’ apparenza colpire una donna d’ intelletto? Senza contare che non tutte le eroine Marvel sono vestite alla stessa maniera, per esempio Medusa, regina di Attilan, eroina che non ha nemmeno un cm di pelle esposta, o anche Spider-Woman, colpevole di avere forse una tuta troppo attillata. Non dovrebbe essere questo a colpire ma l’ humor che questi fumetti trasmettono, o le storie o le emozioni che lasciano.