Durante questo Romics abbiamo avuto la grandissima occasione di aver potuto incontrare uno dei fumettisti ed illustratori italiani più bravi in circolazione: Gabriele Dell’Otto che gentilmente ci ha dato la possibilità di intervistarlo durante la fiera.
Quello che abbiamo fatto è stato fargli alcune domande a proposito della sua carriera e la sua passione, ha mostrato grandissimo entusiasmo ed è riuscito a metterci a nostro agio durante tutta la conversazione:
“Allora Gabriele, tu oggi sei riconosciuto come uno dei fumettisti ed illustratori italiani più famosi, cosa è che ti ha condotto sulla strada del fumetto, cioè cosa ti ha spinto a prendere questa strada?”
“Ma in realtà ho sempre disegnato fin da quando sono nato, almeno da quando ne ho memoria, ed il fatto di essere cresciuto in una casa con moltissimi fumetti (visto che mio padre leggeva e legge tutt’ora tantissimi fumetti) sicuramente ha influenzato questa passione, poi è un po’ come quando ognuno di noi vive in un ambiente, respirando quell’atmosfera alla fine questa cosa è entrata piano piano.
Ho sempre disegnato, ma la passione per il fumetto è nata appunto leggendo tantissime storie che hanno stimolato in me un desiderio inconscio, anche perchè fino ad una certa età non speravo neanche di usarlo come lavoro. Ovvero, quando poi è arrivato il momento in cui dovevo scegliere al liceo cosa dovevo fare, anche se sapevo che mi piaceva disegnare, non conoscevo il mestiere di illustratore o fumettista e non conoscevo la differenza tra queste due carriere.
Diciamo che mi si è aperto un mondo solamente dopo il liceo, frequentando lo IED e per puro caso accompagnando una mia amica, vidi che c’era un corso intitolato ‘illustrazione’ che mi ha incuriosito, ed una volta che mi sono andato ad informare e mi hanno mostrato dei faldoni enormi che gli ex studenti lasciavano, ho capito che era questo il mestiere che volevo intraprendere”.
“I primi fumetti che ti hanno stimolato a prendere questa strada quali sono stati?”
“Il primo fumetto che mi ha fatto capire che dovevo e potevo fare illustrazione, legato all’universo dei comics e a livello pittorico (cioè che mi ha aiutato poi in futuro a prenderlo come spunto per la mia tecnica), è stato Meltdown un fumetto che uscì nei primi anni ’90 di Jon J Muth e Kent Williams, su Wolverine e Havock. Vedendo quest’opera, che era veramente potentissima, un lavoro a quattromani che fondeva perfettamente gli stili dei due autori e la storia fighissima, da quel momento ho pensato ‘forse è questo quello che voglio fare’. Insomma è stato questo il mio input iniziale”
“Quali emozioni hai provato al tuo primo incarico di lavoro?”
“Ma in realtà, io devo dire che la sensazione più forte è arrivata dopo qualche anno che ho iniziato a lavorare. Dopo che avevo iniziato, in maniera del tutto fortuita e casuale ad un expo cartoon (quello che è ora il Romics) presentando delle tavole a Marco Lupoi, che era tutto materiale su Batman. Lui mi disse ‘ho capito ma la roba sulla Marvel non me l’hai portata?’ ho risposto ‘ma a me non piace la Marvel’ e Lupoi mi rispose ‘ma come non ti piace la Marvel. Mi porti a far vedere le cose, te possino. Vabbè, mandami qualche cosa sui personaggi Marvel’, è stato molto carino nei miei confronti. Poi, insomma, prendendo spunto dal fumetto di cui parlavamo prima e da Wolverine che per me era sconosciuto, come anche gli X-Men, mandai queste tavole ed iniziai a lavorare.
Tornando al punto della domanda, dopo due o tre anni che iniziai a lavorare, ho avuto l’occasione di conoscere Buscema alla fiera di Roma prima che morisse, lui era una persona splendida, umile, scherzava, parlava con tutti, e tral’altro era anche un grandissimo artista.
Dopo quel momento, tornando a casa mi resi conto di aver iniziato a fare una cosa che mai avrei pensato di fare quando ero piccolo e leggevo i fumetti, dato che per me a quell’età i fumettisti erano come semidei. Questa sensazione mi ha fatto avere le palpitazioni e mi ha fatto rendere conto della fortuna che ho avuto”.
“Tu hai disegnato tanti personaggi, sia Marvel che DC, ma con quale ti sei trovato meglio?”
“Vorrei utilizzare una citazione che non mi appartiene per rispondere. Lo scorso anno ero andato a vedere la mostra di uno dei miei autori di riferimento, che è Norman Rockwell, artista dei primi anni del Novecento.
Rockwell, durante un’intervista disse una frase che trovai scritta anche lì alla mostra, una frase che ha verbalizzato una cosa che io ho sempre pensato, e recitava circa queste parole ‘amate i personaggi che rappresentate, che dipingete, perchè il pubblico li amerà nella stessa maniera in cui li amate voi’. Diciamo che nella mia esperienza, qualsiasi cosa che mi metto a fare da Pinocchio, al Piccolo Principe, a Spider-Man, a Batman, il trucco è non farlo superficialmente (che in qualche maniera scredita anche il lavoro che fai) oppure per la fama, ma mettere amore e attenzione. Il mio lavoro è apprezzato semplicemente perchè ciò che faccio è fatto con amore e passione e quando c’è passione e amore si vede sul risultato finale”
“Quale è il tuo supereroe preferito?”
“Marvel Wolverine, DC Batman, e poi anche Hellboy, poi a dir verità li amo tutti
“Tornerai mai a disegnare per i grandi eventi Marvel in futuro?”
“Allora, si se tutto va bene si,però in realtà mi sono preso tre anni sabatici per lavorare sul progetto della Divina Commedia,con il professor Nembrini, che naturalmente non mi lascia il tempo necessario per lavorare sulle storie. Tuttavia, troverò il tempo per collaborare come sto facendo oramai da tre anni su copertine, poster ed edizioni variant. Su quello continuerò a lavorare perchè mi piace farlo e non vorrei mai smettere.”
“Ora veniamo al presente, Marvel e DC stanno affrontando nuovi lanci editoriali, Marvel NOW! e Rebirth, secondo te a livello di mercato chi avrà la meglio?
Alla domanda Gabriele ha riso e scherzando ha risposto:
“Allora secondo me chi vince sono io, che mi chiederanno sia le cose per la DC che le cose per la Marvel”.
Ride e prosegue con l’affermare:
“In realtà essendo due case editrici forse rivali (anche se poi oltreoceano si vogliono tutti bene), si battono in due campi diversi, nonostante entrambe pubblichino fumetti, alla fine si riferiscono ad un pubblico diverso, per questo credo che riusciranno ad accontentare tutti”
“Il lavoro che ti ha dato maggiore soddisfazione, quale è stato?”
“Allora, sicuramente il lavoro della Divina Commedia che sto facendo con il professor Nembrini, al di fuori dei comics, in ambito dei fumetti invece Sex and Violence. Anche se devo dire che ogni lavoro ha un aspetto diverso, come per esempio l’affetto che ho per Secret Wars, collaborazione che ho avuto con Bendis, una persona fantastica, disponibile.
Insomma, sono affezionato a Secret Wars perchè è stato il primo lavoro che mi ha fatto debuttare in America, che mi ha fatto stare ‘male’ per tre anni dato che c’erano stati problemi di produzione, che non dipendevano nè da me nè da loro e che mi ha aiutato tantissimo a crescere, mi ha aiutato a capire che dietro a tutto questo lavoro c’è stima e pazienza.”
Abbiamo voluto concludere l’intervista con una domanda, rivolta al disegnatore per tutte le persone che vorrebbero intraprendere la carriera fumettistica:
“Cosa diresti alle persone che vorrebbero intraprendere questa carriera?”
“Allora, innanzitutto la perseveranza e l’assiduità nel disegno, come nell’esercitazione, ovvero il lavoro quotidiano. Cioè, praticare consuetudinariamente questo lavoro, perchè è un lavoro e serve autodisciplina. Il momento della scuola e dello studio è il momento che serve per sperimentare il più possibile, perchè dopo se hai la fortuna di lavorare subito la parte negativa sarà che non avrai possibilità di poter ‘esplorare’ l’arte perchè il tempo diminuisce.
In conclusione il consiglio che voglio dare è di continuare ad alimentare sempre le passioni, per poi avere anche un risvolto sulla qualità lavorativa, continuando a crescere artisticamente”.
Concludiamo questo speciale ringraziando di tutto cuore Gabriele, che non solo si è dimostrata una persona umile e disponibile, ma che in mezzo alla caoticità della fiera e delle tantissime persone che lo circondavano, ci ha dato l’occasione di poterlo conoscere e potergli fare questa intervista.
1 commento
nemmeno una nota sui materiali?