Tante legnate in salsa gore/splatter, i demoni sono avvisati!
A distanza di oltre quindici anni dal primo, indimenticabile, film diretto da Guillermo del Toro torna nuovamente al cinema Hellboy: un vero e proprio “antieroe” che, attraverso una rivisitazione completa (un reboot), vuole andare brutalmente a ritagliarsi un preciso spazio all’interno di un momento storico decisamente galvanizzante per tutte le opere cinematografiche tratte da un fumetto. Il personaggio nasce infatti dalla mente e dalla penna di Mike Mignola nel lontano 1993 e, attraverso numerose storie con tanto di film e corti animati, è divenuto in poco tempo un’icona.
Visti i tempi, soprattutto grazie alla soffocante ombra di Disney/Marvel Studios e di una Warner Bros./DC in pieno cambiamento (basti vedere Aquaman e Shazam! per rendersene conto), la sfida accolta dal regista Neil Marshall non è di certo delle più semplici. Sarà riuscito a gestire al meglio la pesante eredità dei primi due film con protagonista l’amato Ron Perlman nei panni di Red? David Harbour (Jim Hopper di Stranger Things per chi non lo sapesse) sarà stato un degno sostituto? Avrà centrato l’obiettivo? Mettetevi comodi e scopritelo grazie alla nostra recensione senza spoiler, buona lettura!
Anung Un Rama
Partiamo subito da un giusto concetto, il nuovo film di Hellboy prende nettamente spunto da “La Caccia Selvaggia”: un’antologia del 2010 che va a far rivivere la drammatica storia d’origine di Red e la feroce battaglia contro Nimue, la Regina di Sangue interpretata dalla sempre sensuale Milla Jovovich (Alice in Resident Evil). La scelta è ricaduta su questo ciclo narrativo visto che la sceneggiatura della pellicola è frutto della collaborazione tra Andrew Cosby e lo stesso Mignola il quale, in maniera fin troppo ovvia, ha sottolineato come questo Hellboy sia quello che da sempre i fan attendono e come, lui stesso, sia ben orgoglioso di riportare alla ribalta la sua creatura in una veste ben vicina alla sua visione. Ha funzionato questa scelta? Con tutti i dovuti limiti del caso che andremo a esporre, si. Ma attenzione, e lo evidenzio per bene, non sarà minimamente una recensione di confronto col passato bensì, essendo un reboot, parlerò di questo prodotto e nulla più. Mi spiace, ma non ne vedo proprio il motivo visto che parliamo di due epoche semplicemente troppe diverse tra di loro…pensateci.
Detto ciò, entriamo nel vivo della questione affermando sin da subito che la pellicola è stata apprezzata ma che, sfortunatamente, non può essere esaltata a causa di numerose problematiche che lo rendono, purtroppo, fuori tempo. Se questo Hellboy fosse uscito nei primi anni del 2000, fidatevi, ne parleremmo ora idolatrandolo a cult nel suo genere. Purtroppo, siamo nel 2019. La piega presa da questo reboot è decisamente più violenta, sanguinolenta e frenetica tanto da catalogarlo dentro una sfera gore/splatter, è evidente come Neil Marshall abbia dato sfogo alla sua più macabra visione nel ricreare delle scene tanto forti quanto al limite del trash (fortunatamente non ci si è mai spinti oltre al livello accettabile). Sebbene non sia stata accompagnata da una CGI di livello, fin troppo altalenante nella sua qualità durante lo scorrere dei minuti, determinate panoramiche hanno comunque dato un senso di appagamento personale tanto da sorvolare, e ve lo dico con tutta la bontà possibile, su un lato tecnico da fine anni ’90.
La voglia e l’impegno si notano, purtroppo a mancare sono stati probabilmente i mezzi e più in generale il budget. Altra nota dolente, e parlo sempre in maniera soggettiva sia chiaro, è un montaggio tanto spezzettato da dare un taglio tanto frenetico quanto non lineare all’azione dei personaggi coinvolti. Ciò può essere inficiato nei tagli in post-produzione o per assurdo a una precisa scelta di regia che, de gustibus, a me non ha fatto proprio impazzire. Anzi, spesso, l’ho trovata fastidiosa.
A pugni chiusi contro il mondo
Come detto, Hellboy è un classico film d’origini con una forte introspezione sul personaggio e sulle sue, non apparenti, debolezze interiori. A tal motivo non mi soffermerò sulla storia, onde evitare spiacevoli spoiler bensì sul personaggio stesso di Red. Il nascondersi tra la folla per non essere riconosciuto, l’affogare il proprio malessere nell’alcol, essere infastidito per i pregiudizi sul suo aspetto e sulla sua genesi lo rendono, per assurdo, debole quanto un essere umano o anche più. A riprendere costantemente in mano la situazione e riportarlo su una retta e serena via è il Professore, interpretato da Ian McShane, che oltre da assumere il ruolo di “padre adottivo” è anche suo mentore all’interno del B.R.P.D (Bureau for Paranormal Research and Defense). Un rapporto dai toni anche ironici a volte, utili a spezzettare un mood tetro, che va serenamente a prendere posto tra i punti positivi della pellicola: sempre lato rapporti d’amicizia e personali, buono anche l’affiancamento di Ben Daimio e Alice Monaghan. Spalle fondamentali per Hellboy, ben incastrate nelle dinamiche del film.
È proprio grazie a queste componenti che Red, pur essendo costantemente in bilico tra due nature ben distinte e contrapposte nel loro modo di essere e concepire la vita, riuscirà sempre a trovare il giusto equilibrio. Il personaggio di Hellboy, in un prodotto complessivamente buono e nulla più, ne esce così bene da voler vedere un possibile sequel a questo primo, sperimentale, reboot. Mi raccomando, a tal proposito, rimanete ben seduti comodi dopo i titoli di coda… fidatevi.
L’unico rammarico, e lo ribadisco in conclusione, è la scelta di posizionare questo prodotto in un momento storico così monopolizzato da una pellicola bel precisa, Avengers: Endgame, tanto da rischiare di passare completamente in sordina e ottenere un risultato decisamente magro. Forse, se fosse tornato Ron Perlman nei panni di Hellboy, la situazione sarebbe stata decisamente capovolta. Peccato.
1 commento
Posso dire che dopo aver visto i primi due questo è penoso… Trama semplice e finale scontato. Effetti speciali e scenografie buone … Ripreso da fumetti manga e film d’epoca . Mi spiace è stato deludente. Attori buoni , regista …non voglio commentare