Gerry Conway ha provato ad analizzare le ragioni dietro alla popolarità del logo del Punitore tra le forze dell’ordine e i militari.
Negli ultimi due anni, in seguito alle proteste innescate dall’uccisione dell’afroamericano George Floyd e alla violenza con la quale la polizia statunitense ha risposto alle manifestazioni del Black Lives Matter, molti utenti hanno duramente criticato la tendenza delle forze dell’ordine ad utilizzare impropriamente l’iconico teschio del Punitore sulle proprie uniformi, sulle armi e sui veicoli. Il simbolo di Frank Castle, inoltre, è stato avvistato persino sugli zaini e sulle bandiere degli esponenti di estrema destra e dei sostenitori di Donald Trump coinvolti nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Dopo numerose discussioni sui social che hanno coinvolto anche il co-creatore di Frank Castle, lo scorso anno la Casa delle Idee ha annunciato che nella nuova run a fumetti sul Punitore – scritta da Jason Aaron e disegnata da Jesùs Saiz e Paul Azaceta – il personaggio indosserà una divisa con un logo molto diverso per distanziarsi da quello originale e diventerà un membro del clan di ninja de La Mano. Malgrado ciò, l’antieroe resta ancora oggi una proprietà intellettuale estremamente problematica per la Marvel e la Walt Disney Company.
Durante un episodio del podcast di design Endless Thread (via 99% Invisible), Gerry Conway, co-creatore del Punitore e autore della celebre storia che segnò la morte di Gwen Stacy, è tornato a parlare dell’uso non autorizzato del logo del vigilante da parte delle forze dell’ordine. Il fumettista ha provato ad analizzare le ragioni dietro alla popolarità del teschio di Frank Castle tra i militari facendo riferimento alla storia di Chris Kyle, il cecchino dei Navy SEAL che ha ispirato American Sniper (2015) di Clint Eastwood:
“Non pensavo fosse la cosa migliore del mondo. Ma del resto potevo capirlo perché il Punitore era un veterano, un tiratore scelto in Vietnam, e nella versione aggiornata era un veterano della guerra d’Iraq. Quindi ha senso che una persona che lavora in quel mondo, come un soldato, abbracci quel simbolo.”
“Per definizione, però, il Punitore è l’opposto di quello che [le forze dell’ordine] dovrebbero rappresentare. È una persona al di fuori della legge e che prende la legge nelle sue mani. Di conseguenza, se le forze dell’ordine considerano il Punitore come il loro simbolo, stanno dicendo di essere dei fuorilegge, dei criminali e dei nemici della società. È questo che vogliono dire?”
“Ho letto i commenti di un paio di persone su Twitter che credono che il logo del Punitore sarà per sempre un simbolo di oppressione. Non la penso così. Ma anche se così fosse, infilare il dito negli occhi dei cattivi è sempre bello. E indossare delle felpe con il logo del Punitore adattato al BLM [Black Lives Matter] è un ‘Va******lo’ pesante alle persone che lo meritano.”
Nel corso della discussione Conway ha spiegato che dal suo punto di vista la Disney e la Marvel non sono in grado di regolare e controllare il merchandise non ufficiale con l’emblema del Punitore a causa della grande quantità di rivenditori fisici e online:
“I promotori di queste cose sono aziende di comodo in stile Etsy. Cercare di fermarle sarebbe come giocare a ‘schiaccia la talpa.’“
SINOSSI
“L’ex marine divenuto vigilante Frank Castle (Jon Bernthal) ha vissuto una vita tranquilla per strada fino a quando improvvisamente non viene coinvolto nel tentato omicidio di una giovane ragazza (Giorgia Whigham). Naturalmente l’uomo è incuriosito dal mistero che la circonda e da coloro che sono alla ricerca delle informazioni che custodiva la ragazza. Castle pertanto, si segna un nuovo bersaglio sulla schiena perché nuovi e vecchi nemici lo costringono a confrontarsi con sé stesso, ad accettare il suo destino e ad abbracciare definitivamente la vita nei panni di The Punisher.”