Quando si parla di Stan Lee e Frank Miller si pensa alla leggenda, due veterani del fumetto americano.
I due erano presenti al Chicago Comic & Entertainment Expo e hanno raccontato alcuni aneddoti sulle loro esperienze e delle prime volte alla Marvel nel corso del panel The Men, The Myths, The Legends: Stan Lee and Frank Miller One-on-One.
Miller: “lavoravo duro alla macchina da scrivere e cercavo di inventare storie a fumetti sin da quando avevo cinque anni. Una volta mio padre – un commesso viaggiatore – mi prese e mi portò direttamente agli uffici della Marvel a NYC per incontrare tutti. Ho ricevuto un biglietto da Stan che recitava una cosa simile a: “Il tuo materiale non è ancora all’altezza degli standard della Marvel, ma spero che continuerai a lavorarci.
Anni dopo, quando lavoravo alla mia seconda storia di tre pagine, ebbi l’occasione di incontrare Stan di persona. Era una vero e proprio rito per tutti quelli che iniziavano a lavorare per la Marvel. Stan mi tenne la sua famosa lezione su come si fa una storia di supereroi… credo che la parte che più mi rimase impressa fu la regola secondo cui ogni singolo supereroe deve farti capire chi è nel momento in cui si mostra, introducendo Ant-Man che si rimpicciolisce accanto a qualcosa di già piccolo.
Lee: “Una volta ero una persona normale.Miller risponde: Non iniziare con una bugia!
Dopo il liceo, risposi a un annuncio in cui cercavano del personale per lavorare alla Timely Comics. Per qualche tempo lavorai sotto Joe [Simon] e Jack [Kirby], poi i due ebbero dei problemi con la gestione e il giorno dopo non si presentarono al lavoro. Non sapevo nemmeno se fossero andati via loro, o se fossero stati licenziati. L’editore si curava cosi poco dei fumetti che disse solo: Stan, ce la fai a occupartene tu finché non trovo qualcun altro?”
Successivamente Stan Lee ci racconta di come è nato Spider-Man mentre Miller di come è nato Daredevil:
Lee: Inizialmente, l’editore aveva rifiutato l’idea perché a nessuno sarebbe piaciuto un eroe basato su un ragno (la gente odia i ragni), o un teenager (gli adolescenti potevano fare solo da spalla) o che avesse dei problemi personali (gli eroi erano immuni da ogni problema). I
Ho deciso di inserire questa storia in un albo a bassa tiratura che stava per chiudere, ma quando Amazing Fantasy #15 andò esaurito, il capo si è fatto vivo ed ha preteso che il personaggio avesse una sua serie personale.
Miller: Adoravo l’idea di un supereroe il cui tratto distintivo è un handicap e non un potere.
Per mia fortuna, proprio in quel periodo Gene Colan era fuggito a gambe levate da una run di Daredevil durata più di 100 numeri. Abbandonai la formula del “supercriminale del mese” e iniziai a progettare archi narrativi più lunghi. E soprattutto riuscii a prendere in prestito Kingpin alla serie di Spider-Man, trasformando la serie in un fumetto crime.
Per quanto riguarda i cinecomic, i due hanno spiegato:
L’unico problema che ho avuto con un film Marvel è stato per il primo Fantastici Quattro dato che non hanno rappresentato Dottor Destino correttamente. Non è un villain solo perché vuole dominare il mondo.
Miller ha aggiunto: Non è un villain solo perché ha l’immunità diplomatica.
Stan Lee ha quindi chiuso l’intervista e, ridendo, ha spiegato: Ci stavo arrivando, ma me lo hai rubato. Non farò più una conferenza con te [ride]