Il 7 luglio uscirà al cinema Black Widow di Cate Shortland con protagonista Scarlett Johansson, di cui vi proponiamo la nostra recensione senza spoiler.
Dopo essere stato rinviato diverse volte a causa della pandemia, il 7 luglio Black Widow sarà distribuito in al cinema, quindi uscirà il 9 sulla piattaforma di streaming Disney+ con Accesso VIP. Grazie alla Disney, ho avuto modo di vedere il film in anteprima e, una volta scaduto l’embargo, posso parlarvene in questa recensione, rigorosamente senza spoiler.
Black Widow è stata una bella sorpresa, presumibilmente date le mie basse aspettative a fronte di una campagna marketing meno efficace rispetto agli altri prodotti Marvel: complice naturalmente la pandemia e la conseguente lunga chiusura delle sale cinematografiche, che ha portato ad innumerevoli rinvii, la divisione marketing si è trovata costretta a proporre e riproporre le medesime scene più e più volte come se non avessero altro da offrire, ma invece sono rimasta piacevolmente colpita in quanto il film presenta numerose sequenze e sorprese mai accennate durante la promozione.
Sarà per le esplosioni, per le forti scene emotive, per le innumerevoli scene d’azione ben girate, ma sono rimasta totalmente coinvolta dalla storia e le due ore e dieci non sono risultate troppo pesanti.
Ciò che ho provato durante la visione di Black Widow è probabilmente ciò che non sono riuscita a provare totalmente per Captain Marvel, una pellicola che voleva fortemente parlare alle donne, ma che purtroppo è riuscita nel suo intento solo in parte, non godendo di una trama fortissima e avendo una regia anonima, risultando uno dei più deboli degli ultimi anni. Black Widow invece è uno spy movie inserito nel contesto dell’Universo Cinematografico Marvel che funziona, con una protagonista scritta in maniera eccellente con alle spalle una buona sceneggiatura (firmata da Jac Schaeffer ed Eric Pearson). Questo ha dato la marcia in più che purtroppo a Captain Marvel è mancata, nonostante il film non mi sia totalmente dispiaciuto.
Per quanto riguarda le tonalità, Black Widow è serio ed intenso, ma è comunque presente umorismo (ogni tanto anche bizzarro) e momenti di leggerezza.
La parola chiave è azione. Tantissima azione.
Come avrete intuito dai trailer e dai tanti spot TV usciti, l’azione sicuramente non manca: dai combattimenti corpo a corpo alle sparatorie, passando per scontri in volo ed inseguimenti adrenalinici in auto e moto, ogni scena d’azione è estremamente creativa e viscerale, differenziata da caratteristiche che le rendono essenzialmente uniche e memorabili senza mai cadere nella banalità.
A pensarci, per un film del genere è scontato includere tanta azione, ciò che però ritengo più impegnativo, proprio perché è “l’ingrediente base” della formula, è non proporre mai lo stesso schema allo spettatore per non annoiarlo, una cosa che qui per fortuna è stata gestita decisamente bene. Quando la fantasia è guidata da una buona tecnica narrativa e registica si riesce a tirare sempre fuori qualcosa di estremamente interessante.
La tanta azione spesso viene alternata bruscamente da alcuni momenti di estrema calma che a mio avviso sono eccessivamente lunghi. Alcune sequenze (in particolare all’inizio) durano troppo, in fase di montaggio avrebbero potuto tranquillamente tagliarle e ridurle senza alcun tipo di ripercussione per la trama. A riguardo, forse la durata è eccessiva.
Nonostante questa critica legata al ritmo ed al montaggio, condivido appieno l’opinione della stampa americana e posso definire il film come “un incontro tra i film di Bond e Mission Impossible“, tutto questo con il classico fattore Marvel che non guasta mai.
Come mai solo ora un film sulla Vedova Nera?
La trama si posiziona perfettamente tra la fine di Captain America: Civil War e l’inizio di Avengers: Infinity War, un periodo temporale realmente interessante per questo personaggio (e non solo, dato che potenzialmente ha tanto da offrire) che ha tirato fuori tutto il suo potenziale.
Senza farvi particolari spoiler, Natasha si trova costretta ad affrontare le conseguenze delle sue azioni di Civil War nel suo periodo da fuggitiva, quando il suo turbolento passato torna a galla nel modo più inaspettato. La parte interessante di come viene affrontata questa storia è legata alla forte introspezione del personaggio della Johansson, che non scade mai nel semplice vittimismo, ma riesce a far emergere tutta la sua forza interiore. Il retaggio che si è creata in questi anni nello scarso minutaggio che le è stato concesso non viene mai sminuito ed il film eleva il personaggio, raggiungendo uno dei momenti più alti del suo arco narrativo.
Ci ritroviamo di fronte ad uno spy-movie che ha una protagonista divenuta iconica nonostante sia rimasta sempre ai margini dello schermo (e questo è paradossale, essendo lei un membro originario degli Avengers), che abbiamo visto crescere e evolversi nel corso del tempo. Era sicuramente meritevole di avere la sua pellicola standalone, che l’ha fatta ancora una volta brillare.
Alcuni di voi si stanno sicuramente chiedendo “come mai solo ora? questo non rende l’intero film essenzialmente inutile dato, che Natasha morirà qualche anno dopo?”. Tralasciando i dissidi interni a Marvel, che hanno portato alla creazione dei Marvel Studios ed alla nomina di Kevin Feige come presidente – in sintesi Feige stava per abbandonare perché la vecchia dirigenza guidata da Ike Perlmutter non approvava progetti femminili o su minoranze, ecco i motivi del ritardo – fortunatamente il film ha una buona storia da raccontare, con un forte impatto emotivo che non la rende inutile o vana.
Inoltre, proprio grazie a questo film, comprendiamo meglio un lato di Natasha che spesso era stato messo in secondo piano o vagamente accennato: quello più umano. La stessa umanità che la spinge a sacrificarsi per conquistare la Gemma dell’Anima in Endgame qui viene approfondita e contestualizzata, e questo è uno dei grandi punti a favore della pellicola.
Yelena Belova ruba la scena!
Come già anticipato nel paragrafo precedente, essendo la protagonista assoluta, ovviamente Natasha mostra tutto il suo potenziale su schermo, non solo come abilità (abbiamo già visto di cosa è capace durante le sue apparizioni nel MCU), ma anche a livello emotivo.
Devo confessare che Red Guardian di David Harbour mi ha leggermente deluso, in quanto non lo ho trovato assolutamente utile ai fini della trama se non per un mero “abbellimento” e per aggiungere leggerezza e divertimento, al contrario di Melina, interpretata da Rachel Weisz che (anche grazie al talento dell’attrice) ho apprezzato. Una grande, enorme nota di merito va al bellissimo personaggio di una strepitosa Florence Pugh, Yelena Belova, che si è fatta veramente amare, distinguendosi nettamente dal personaggio della Johansson. Un perfetto (e particolare) connubio tra il letale ed il tenero. Un personaggio che essenzialmente ruba la scena alla protagonista in tante occasioni.
Purtroppo non sono rimasta totalmente colpita da Taskmaster, che si dimostra comunque essere un villain dalle incredibili capacità, ma la scrittura non è stata delle migliori. Vorrei poter dire di più, ma non è possibile farlo senza rivelare dettagli di troppo sulla trama.
In conclusione, questo film arricchisce finalmente il percorso della Vedova Nera, che si consolida come una grande eroina come non se ne vedevano da tanto tempo, dedita al sacrificio, alla voglia di poter fare di più e potersi migliorare, con lo scopo di rimediare a un passato che non ha assolutamente scelto. Il film inoltre accenna ad un un messaggio legato al traffico di persone che avviene ogni giorno nel mondo reale, che a sua volta si connette con il discorso di libero arbitrio e di privazione della libertà.
Natasha ribadisce quanto le singole scelte che prendiamo ogni giorno siano fondamentali per diventare una persona migliore e per alleviare il ricordo di un passato che spesso causa tanto dolore. Inoltre il film esplora con molto cuore un concetto di famiglia decisamente complesso, spiegando che non esiste uno stereotipo di famiglia standardizzato. Peccato per un ritmo a tratti frammentato e per alcune sequenze eccessivamente lunghe, due tra le problematiche che ho notato.
Ciò che questa storia ha conferito al personaggio è stato il giusto tributo e il meritato addio che non ha avuto in Avengers: Endgame, quel saluto dolceamaro al personaggio che la stessa Scarlett Johansson ci ha descritto.
1 commento
Delusione piena attesa invano flop