Il Cavaliere Oscuro ha avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche, ma una su tutte viene ignorata nonostante sia probabilmente una delle migliori, se non addirittura la migliore in assoluto, in questo articolo scopriremo il perché.
Era il 25 dicembre del 1993 quando uscì un film animato derivato da quella che era una delle più acclamate serie animate del momento: quella sul Cavaliere Oscuro. La serie era amata sia dal pubblico che dalla critica e diede inizio ad un vero e proprio universo condiviso che si andò ad espandere nel corso degli anni.
Il film si distinse per la sua maturità, la sua storia, il suo profondo rispetto per la controparte cartacea e molto altro ancora, quel film era Batman – La Maschera Del Fantasma.
Ciò che avvenne prima
Batman aveva avuto un così detto “boom” di popolarità al cinema nel 1989, con l’indimenticabile pellicola diretta da Tim Barton dal semplice titolo di Batman. Si decise di capitalizzare sul successo della pellicola producendo una serie animata basata su quello stile, su quello specifico approccio al Cavaliere Oscuro.
Non era la prima volta che un prodotto animato veniva rilasciato in seguito al successo di una pellicola cinematografica, ma questa volta si decise di fare le cose in grande. Dietro questo prodotto d’animazione c’erano le geniali menti di Paul Dini, Eric Radomski, Kevin Altieri, Boyd Kirkland ed ultimo ma non per importanza Bruce Timm, quello che viene considerato padre di questa serie e dell’universo che si sarebbe andato poi a formare: il Dc Animated Universe, brevemente DCAU.
La serie incorporava elementi dei film di Burton a storie adattate brillantemente dalla Bronze-Age di Batman, forse il suo periodo più importante in assoluto in cui il personaggio venne definito per quello che è oggi, grazie ad autori come Dennis O’Neil, Neil Adams, Steve Englehart e Mashall Rogers. A un anno dall’uscita di questa sorprendente serie animata venne rilasciato il film di cui andremo a parlare oggi, film che inizialmente doveva trovare la sua destinazione nel mercato home-video, ma che poi venne riadattato per quello cinematografico, consegnandoci, secondo chi vi scrive, il miglior film su Batman in assoluto.
La domanda
Questo film si pone una domanda che mai prima d’ora era stata posta: e se Bruce Wayne avesse avuto una seconda possibilità?
Tutti noi conosciamo le origini di Batman: Bruce Wayne vide i suoi genitori assassinati davanti ai suoi occhi quando ancora era un bambino, quindi da quel momento giurò vendetta contro la criminalità tutta, addestrandosi duramente per raggiungere l’apice sella perfezione sotto il punto di vista fisico e mentale, divenendo il più grande detective del mondo e una macchina inarrestabile anti-crimine, ma se in tutto questo, in un momento in cui Bruce non era ancora sotto l’identità di Batman, un momento in cui stava tentando di capire quale strada prendere, come fare per farsi temere dai criminali, avesse ritrovato la felicità perduta da piccolo? Se avesse trovato l’amore?
La trama del film è semplice: un nuovo serial-killer arriva a Gotham City. La sua identità è sconosciuta, il suo modus-operandi è molto simile a quello di Batman, che è l’unica persona a conoscenza della sua esistenza oltre alle sue vittime: i malavitosi di Gotham. Le forze dell’ordine quindi si rivoltano contro il Cavaliere Oscuro credendo che questi omicidi siano ad opera sua. Nel mentre Bruce Wayne torna indietro con i ricordi ai tempi in cui era giovane, ripensando a quella che è probabilmente stata la donna più importante della sua vita: Andrea Beaumont.
Questa trama da sola contiene i punti fondamentali per creare una storia perfetta sul Protettore di Gotham:
- Un mistero
- Una storia d’amore
- L’azione
- L’approfondimento psicologico
- La tragedia
Nel corso del film vediamo il parallelo tra l’attuale vita di Batman e quella passata, in cui Bruce Wayne si è trovato di fronte ad una seconda possibilità. La distinzione tra i due nomi non è casuale, molti autori hanno dato la loro interpretazione sulla dualità dell’identità mascherata e di quella civile, anche se un’idea generalmente si fa sentire, forse l’idea più romantica per così dire, per quanto estremamente triste: Bruce Wayne è morto insieme ai suoi genitori, quella notte in quel vicolo è nato qualcos’altro, qualcosa che non aveva ancora una forma vera e propria ma che nel tempo sarebbe diventata Batman, ed è probabilmente l’idea più comune perché è anche la più semplice e diretta.
Siamo abituati all’idea che la conseguenza logica e immediata alla morte di Thomas e Martha Wayne sia Batman, senza pause, senza riflessione, come se chiunque si trovi sotto la maschera non fosse umano, ma non sarebbe forse più interessante scoprire che negli anni di transizione Batman quasi rischiò di non esistere per via di un ritorno del piccolo Bruce Wayne dalle tenebre del vicolo in cui aveva perso la vita i suoi genitori?
Lo svolgimento della storia tra Bruce e Andrea è semplicemente adorabile, tra i due c’è una visibile attrazione che non viene per nulla forzata, i loro dialoghi sono reali e capiamo perché si innamorino, sentiamo la chimica tra i due. Anche se nel corso dei flashback vediamo come Batman, una sorta di Fantasma Del Natale Futuro di Dickensiana memoria, aleggi come un’oscura presenza sulla vita dei due, come se fosse una maledizione da cui Bruce non potrà mai liberarsi. Che sia nella forma di un automobile estremamente simile alla Batmobile vista da Bruce alla Fiera del Futuro Mondiale dove si trovava insieme ad Andrea, che sia nella forma di uno stormo di pipistrelli usciti dalle profondità della caverna sottostante nel momento in cui Bruce fa la proposta di matrimonio ad Andrea o che sia semplicemente nella frustrazione del nostro eroe nel vedere che la criminalità continua a dilagare per le strade, siamo tutti consapevoli che Batman prima o poi farà la sua entrata in scena.
Un momento in particolare è estremamente toccante, un momento in cui la psicologia del personaggio di Batman, motore e protagonista degli eventi come mai è stato in un film a lui dedicato, il momento in cui Bruce Wayne, confuso sul da farsi si dirige in una piovosa notte sulla tomba dei suoi genitori, accompagnato da fulmini e saette, per chiedere loro il permesso di essere liberato dalla promessa che fece diversi anni prima, per chiedere loro perdono in quanto per la prima volta dopo tanto tempo, è felice. Bruce si scusa con i suoi defunti genitori di essere felice, questa è probabilmente la migliore sintesi della psicologia del personaggio, della sua ossessione, della sua follia lucida e della sua tristezza di fondo imperante. In questo momento vediamo come Bruce cerchi di divincolarsi dal destino che si era scelto, cercando di vivere una seconda volta, grazie all’amore che prova per Andrea, ma come ben sappiamo, il futuro di Bruce non prevede un matrimonio felice, ma rabbia e tristezza nelle tenebre.
La storia tra i due però ha vita breve. Il padre di Andrea, unico genitore rimasto in vita della ragazza viene immischiato negli affari della malavita di Gotham City, quindi Andrea è costretta a fuggire dalla città insieme a lui, poco dopo aver accettato la proposta di matrimonio che Bruce le fece, spezzando il suo cuore e facendolo tornare al suo piano originale. In questo momento il nostro protagonista sparisce, perdendo nuovamente la possibilità di essere felice per colpa della criminalità che serpeggia a Gotham, indossando le vesti di una creatura oscura e inquietante, facendo spaventare anche Alfred, quello che è stato il suo padre adottivo.
Il film vedrà una delle sue ultime scene ambientate nella Fiera del Futuro Mondiale, il luogo dove Bruce aveva passato una splendida giornata insieme ad Andrea, un luogo brillante e pieno di speranza per il futuro ai tempi, che ora è divenuto sporco, oscuro, in disuso, un luogo in cui l’unica persona presente è il Joker. Come a rappresentare il passaggio dal brillante futuro che si prospettava per Bruce Wayne, alla spirale di oscurità in cui si troverà coinvolto Batman.
La realizzazione
Il team principale della serie torna al completo, con Bruce Timm ed Eric Radomski alla regia ed Alan Burnett, Paul Dini, Martin Pasko e Michael Reaves alla sceneggiatura. L’inconfondibile stile di Bruce Timm è come sempre una gioia visiva per lo spettatore. Elegante, iconico, semplice, accompagnato dalla magnifica estetica Art Deco che permea nell’atmosfera, regalandoci una Gotham gotica, spettrale, pulp, un mix tra l’era moderna e gli anni 40, il perfetto terreno su cui la figura di Batman potrebbe muoversi.
Interessantissima è anche la realizzazione del film, disegnato su un fondo nero invece che sul classico bianco, così da dare la massima oscurità all’ambiente. Arrivando poi all’animazione in sé: fluida, un perfetto passo in avanti rispetto alla già splendida serie animata da cui deriva. I personaggi e le loro espressioni bucano lo schermo, i loro movimenti attirano la nostra attenzione come le mani di un bravo prestigiatore durante un trucco, i combattimenti e le sequenze d’azione in genere sono estremamente migliorate rispetto alla serie madre, sono veloci ma non troppo, spettacolari ma credibili, sentiamo ogni colpo, percepiamo ogni l’intensità di ogni impatto, sentiamo la tensione durante gli inseguimenti e in generale cadiamo come mai nell’illusione che questi personaggi bidimensionali siano tali solo all’apparenza.
Molti ai tempi ebbero il timore, che per via dell’arrivo della computer grafica nei prodotti d’animazione se ne sarebbe fatto uso anche in questo lungometraggio, ma Batman – La Maschera Del Fantasma resta fedele alle sue radici, presentandoci un film interamente realizzato in animazione tradizionale, tranne che per i titoli di testa, in cui ci troviamo davanti una Gotham interamente realizzata in digitale che però si unifica perfettamente allo stile che ha accompagnato prima la serie e poi il film.
La colonna sonora
Per quanto riguarda il comparto musicale, questo film è curato da Shirley Walker, che invece di riutilizzare i temi già presenti nella serie animata decise di scrivere una nuova colonna sonora basandosi su di essi.
L’importanza della colonna sonora in questo film è vitale, si passa da motivi eroici a speranzosi, arrivando alla tristezza e alla malinconia che permeano questa pellicola. Sentiamo la disperazione di Bruce nel tentare di salvare ciò che resta della sua persona, tifiamo per Batman nei momenti in cui lo vediamo lottare contro il crimine e viviamo nella favola in cui Bruce e Andrea si trovano nei momenti passati quando tutto era possibile ed in cui la felicità sembrava essere la strada che avrebbero seguito.
Shirley Walker fa quindi un lavoro magistrale, regalandoci una colonna sonora che come tutto il resto della pellicola cattura perfettamente l’essenza di Batman e la trasmette nella sua interezza.
La nota dolente
Sfortunatamente non tutto in questo film rasenta la perfezione, anche se in questo caso parliamo di una nota dolente che solo qui in Italia abbiamo avuto. Per motivi non meglio chiariti l’intero cast di doppiatori della serie animata è assente dal film, rimpiazzati da un team di grandi professionisti la cui bravura è indiscussa, ma che rischiano di cozzare con l’atmosfera generale del film, soprattutto per chi è stato abituato negli anni ad identificare i personaggi presenti nel film con una specifica voce.
Può sembrare un fattore da poco, ma i doppiatori presenti nella serie animata sono probabilmente, se non sicuramente, il perfetto equivalente nostrano della controparte statunitense, divenuti iconici per la loro sbalorditiva attinenza con la controparte visiva. Ogni voce era adatta al personaggio, ogni volto combaciava e chiunque suonava esattamente come tutti i lettori si sarebbero immaginati.
Un altro problema si trova nell’adattamento e nella direzione di alcuni punti. Scene come quella di Bruce implorante sulla tomba dei suoi genitori o come l’ultimo confronto tra il nostro eroe ed Andrea vengono spesso private di un peso, non ci sono molte pause tra le frasi e in generale battute di natura semplice vengono adattate in frasi estremamente pompose.
Per si stia parlando di un lavoro di alto livello, a differenza della serie animata sfortunatamente il doppiaggio del film non regge il confronto con l’originale.
In conclusione
Batman – La Maschera Del Fantasma è, secondo chi vi scrive, il miglior film animato su Batman perché rende il personaggio il protagonista assoluto degli eventi. Non ci mostra come Il Cavaliere Oscuro può apparire agli altri o cosa Batman rappresenta, ci racconta chi egli sia veramente. Ci mostra il percorso che ha portato alla sua esistenza in una chiave più che mai tragica, ci fa entrare nella testa di Bruce Wayne e ci fa comprendere a pieno le sue motivazioni, mostrandocelo come ciò che è: un essere umano. Un uomo che non è infallibile, che ha desideri, rimpianti, che segue una crociata per disperazione, per dare senso alla tragedia casuale che ha colpito la sua vita. Il tutto in 77 minuti, con una detective story coinvolgente e ben gestita, in quella che è probabilmente la miglior trasposizione di Batman e del suo cosmo mai vista, una perfetta sintesi di tutto ciò che rende questi personaggi così iconici e importanti.
Un film profondo, maturo, che intrattiene e diverte, di altissima qualità, che ci porterà a riflettere sul significato del titolo, chiedendoci se alla fine la così detta maschera del fantasma, non sia quella di Batman che copre lo spettro di Bruce Wayne.
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2 commenti
Bellissimo film che riguardo sempre con piacere
Suspense, action e thriller tutto in stile del Crociato di Gotham. Concordo che La Maschera del Fantasma è uno dei migliori, un film d’animazione così originale, coinvolgente e sorprendente da classificarsi in cima alla lista sugli altri film d’animazione riguardanti Batman. Peccato davvero per l’assenza dei doppiatori italiani ufficiali dei personaggi, ma, come dice l’articolo, non si toglie comunque la bravura per il cast scelto per questo film. É solo una questione di affetto per le voci ufficiali di Batman e il Joker.