Anthony, Joe Russo e gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely discutono della trasformazione di Thor in Avengers: Endgame.
Attenzione agli SPOILER su Avengers: Endgame, proseguite solo se avete già visto il film.
Come sappiamo, la maggior parte di Avengers: Endgame si svolge ben 5 anni dopo Infinity War e tra le sorprese, se così vogliamo dire, possiamo notare Thor in uno stato di depressione che si riflette sul suo corpo. Questo stato di decadenza non è piaciuto a molti fan, ma i registi Anthony e Joe Russo hanno difeso questa scelta, spiegando:
Come si reagisce al dolore? Volevamo che ognuno dei Vendicatori facesse i conti con tutto ciò in maniera diversa. E Thor è un personaggio estremamente tragico che è stato cresciuto sin da bambino con l’idea di essere Re.
Sebbene ci si diverta nel film per la sua condizione, non si tratta di semplici gag. È una rappresentazione della sua situazione interiore, ed è uno degli aspetti in cui ci si può maggiormente immedesimare. Voglio dire, è una risposta molto comune alla depressione e al dolore. Ecco perché poi non torna come prima. È un’esperienza che lo segna.
Successivamente i due hanno spiegato di aver collaborato con Taika Waititi, regista di Thor: Ragnarok.
Ci ha aiutato con alcune scene fatte con Hemsworth in Infinity War. Avevamo già costruito la nostra versione del personaggio e abbiamo trovato un modo per inserire un po’ di umorismo attraverso il filtro del realismo psicologico.
Come vi abbiamo già raccontato nel nostro speciale, le dichiarazioni dei due registi a nostro avviso hanno senso: anche se in diversi frangenti l’umorismo di questo “nuovo” Thor è eccessivo, la trasformazione fisica deriva da una profonda umanizzazione del personaggio, reso più fragile che mai dopo gli eventi di Infinity War. Il Dio del Tuono sente sulla sua coscienza il peso di miliardi e miliardi di vite umane (oltre che di metà del suo popolo), dato che non ha ucciso Thanos quando ne aveva l’occasione.
A inizio film, dopo aver ritrovato brevemente la speranza, Thor capisce che ormai è tardi e che non c’è più nulla da fare, Thanos ha vinto. Subito dopo averlo decapitato (la frase “ho mirato alla testa” intesa da molti come una semplice gag segna invece l’inizio di un crollo psicologico), il Dio del Tuono sprofonda nel baratro, affogando ogni pensiero nella birra e isolandosi dal mondo intero per 5 lunghi anni.
In un’altra intervista, i due sceneggiatori del film Christopher Markus e Stephen McFeely, hanno analizzato nel dettaglio questa trasformazione fisica, spiegando:
Ha cambiato tonalità grazie a Taika Waititi, allo sceneggiatore Eric Pearson e a Chris Hemsworth con Thor: Ragnarok, questo è stato un dono per noi. Volevamo comunque dargli veri ostacoli e vere conseguenze, lui ha perso tutto. Abbiamo scoperto che Hemsworth è davvero un bravo attore: non è semplicemente un bel ragazzo, ma è anche molto divertente.
Non abbiamo mai pensato di farlo tornare in forma. L’idea è che, nonostante l’aspetto, rimane pur sempre un eroe. Quando chiama i fulmini ed è pronto a combattere con martello e ascia, semplicemente indossa una nuova armatura e cambia barba, ma non perde magicamente 100kg.
Penso a quello che dice sua madre: “non essere quello che dovresti essere, ma sii la versione migliore di ciò che sei.” Non volevamo trattare l’aumento di peso come un problema da risolvere, non come “Thor è sovrappeso e ora ha bisogno di mettersi a dieta”. L’importante è sentirsi bene con se stessi.
Infine, parlando del celebre riferimento a Il grande Lebowski, i due hanno spiegato:
Markus: Sapevamo che volevamo che diventasse trasandato e si aggirasse per il quartier generale dei Vendicatori. E Lebowski è il riferimento principale del mondo per questo genere di cose. Così abbiamo dato le nostre idee al reparto costumi e sono tornati con Thor in accappatoio con occhiali da sole e all’improvviso tutto ci è sembrato così chiaro.